Via Fara, il giallo Unesco Tecnici francesi in silenzio
Le critiche al progetto vanno oltre quelle dei NoParking
Sulla sua autenticità non ci sono proprio dubbi, ma a maggior ragione, allora, alcuni contenuti della relazione con cui Icomos affonda i colpi contro il progetto e il cantiere del cantiere di via Fara in relazione alle Mura Patrimonio dell’Umanità, suonano curiosi, a tratti esagerati. Alcuni passaggi del documento, scritto in francese e recapitato in Comune a Bergamo due settimane fa, riescono anche a superare i toni e le critiche dei NoParkingFara. Tanto che lo stesso comitato starebbe meditando alcune precisazioni da rendere pubbliche.
Non è chiaro, ad esempio, da quale fonte i professionisti di Icomos, e cioè l’organismo di cui l’Unesco si avvale per le sue valutazioni tecniche, abbiano tratto la convinzione che il parking sarà gratuito per i visitatori (costerà 2,8 euro all’ora), favorendo così la «rapidità della gentrificazione in corso in Città Alta, che si devitalizza dei propri abitanti fissi». «Noi non l’abbiamo mai scritto in nessun esposto», fanno sapere alcuni sostenitori dei NoParking. I tecnici francesi, inoltre, danno per scontato che se tutto il traffico in arrivo al parcheggio passasse da Porta Sant’Agostino è ancora da lì che dovrebbe ripassare per tornare verso città bassa, come se non esistessero altre uscite dall’area di Città Alta e colli. Mancherebbe, poi, sempre secondo Icomos, «un’analisi della gestione comunale della Zona a traffico limitato in Città alta», nonostante l’Amministrazione abbia annunciato, già da un pezzo, le sue scelte in materia di telecamere, parcheggi per residenti e per visitatori, tanto che proprio il merito di quelle scelte è nel mirino dei NoParking da un pezzo.
Ieri il Corriere ha provato a interpellare direttamente proprio il Consiglio internazionale sui monumenti e i siti (acronimo inglese di Icomos), chiedendo da dove siano arrivate certe informazioni. Non ci sono state risposte. Ma sul percorso seguito dalla relazione, che bacchetta ampiamente il progetto, non sembrano esserci dubbi: il documento era stato inoltrato formalmente all’ambasciatore italiano Unesco, che l’aveva poi trasmesso a a Roma al Mibact, prima del recapito a Palazzo Frizzoni. Di sicuro la risposta del Comune di Bergamo è stata spedita, ieri attorno alle 18: destinazione ministero, che a sua volta la inoltrerà a Icomos e all’Unesco. L’amministrazione, affiancata sia dai tecnici ministeriali sia da quelli della Soprintendenza, punta a smontare le accuse, punto per punto, non solo sulla mobilità, ma anche sulla presunta assenza di studi di impatto archeologico e paesaggistico. «Ribadisco la mia piena fiducia — ha commentato ieri il sindaco Giorgio Gori — nel Centro Unesco per il Patrimonio mondiale e nel suo organismo tecnico. E mi auguro che si possa fare chiarezza su certe impressioni errate, sia attraverso la nostra relazione, sia con una visita a Bergamo». Il silenzio, per ora, è quello delle forze politiche di minoranza.
La replica Le risposte del Comune spedite ieri alle 18 al ministero. Gori: ho fiducia nell’Unesco