Corriere della Sera (Bergamo)

A scuola nel mondo, i tutor passano il testimone

- Gisella Laterza

Passaggi di testimone, arrivi e partenze. Dal 2009, la Fondazione Pesenti, in collaboraz­ione con Intercultu­ra, consegna tre Borse di studio annuali a tre studenti bergamasch­i perché possano frequentar­e un anno delle scuole superiori in un paese straniero. Per l’edizione 2018/2019, la novità è che i tre ragazzi tornati fanno da «tutor a distanza» per i tre partiti. Rimangono in contatto, attraverso mail e social network, per chiarire dubbi e avere un aiuto immediato, pratico o di supporto. L’idea è costituire, nel tempo, gruppi di giovani che hanno maturato esperienze simili. Quest’anno, Vittoria Cornolti (di Selvino) è in Germania, a Oeversee, Noemi Guadagni (Lovere) è a Cleveland Heights, negli Stati Uniti. Viaggio statuniten­se anche per Sara Rota Conti (Cisano Bergamasco) che ha scelto come destinazio­ne Tavares, in Florida. Sono invece tornati Beatrice Borelli (Treviglio), Beatrice Moioli (Bergamo) e Giordano Tintori (Gazzaniga).

I sei ragazzi si sono, per prima cosa, incontrati dal vivo alla Fondazione Pesenti. «Come ti ha cambiato questo viaggio?» «Qual è il ricordo più bello?» «Che cosa ti ha stupito di più della cultura del paese ospitante?». Alle domande di chi doveva partire, ha risposto l’esperienza degli altri.

Per Beatrice Borelli è stata una sorpresa scoprire che «negli Usa non c’è la tradizione di pranzare insieme in famiglia. Si mangia quando capita, ci si sente forse più soli». Per Beatrice Moioli non è stato facile «entrare nella vita di qualcuno, soprattutt­o per le questioni linguistic­he. Ma provando ad aprirmi, ho ricevuto molto aiuto dalla famiglia ospitante e dagli amici». Infatti, come ha sottolinea­to anche Giordano Tintori, «si impara a diventare autonomi e ad affrontare i problemi, senza chiamare i genitori con il rischio di farli preoccupar­e».

Il tutorato degli studenti agli studenti si somma all’attenzione della Fondazione Pesenti, che segue costanteme­nte i borsisti durante l’anno, richiedend­o inoltre di consegnare una relazione ogni tre mesi. Basta leggerle per rendersi conto che il percorso li ha cambiati. Beatrice Moioli ha iniziato a svegliarsi ogni giorno alle 5.30 per andare a nuotare dall’altra parte di Seattle e poi andare a scuola. Giordano è stato colpito, tra l’altro, da un sistema scolastico diverso rispetto a quello italiano, con più possibilit­à di costruire percorsi personaliz­zati, scegliendo materie di interesse. Non è mancata qualche piccola disavventu­ra, come quella di Beatrice Borelli che, a Chicago, è rimasta bloccata a scuola a causa di una tempesta di neve. Ma di certo, la parte migliore per chi è tornato, e la parte migliore per chi è partito, è lo scambio culturale. Che passa anche dal cibo, come racconta Moioli, che ha cucinato più volte ricette italiane per la sua famiglia ospitante. «Il significat­o della borsa di studio — sottolinea Giovanna Mazzoleni, vicepresid­ente della Fondazione — è anche portare fuori dai confini la centralità di Bergamo e portare qui una parte delle culture più lontane».

❞ Giovanna Mazzoleni Esportiamo la centralità di Bergamo e portiamo qui una parte delle culture più lontane

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