Liste, Gori lascia il Pd in attesa
Il sindaco: «Se non corro in città, non ha senso candidarmi in Provincia»
Il Pd, alla fine, torna sempre lì: cosa farà Giorgio Gori? Le settimane spese a complicarsi la vita sulle elezioni provinciali hanno solo rinviato la questione. Entro giovedì 11 ottobre dovranno essere presentate le liste per il consiglio provinciale e Gori è un consigliere uscente.
«Se non mi ricandidassi per il Comune, non avrebbe senso stare in Provincia», dice Gori. Un concetto che ha spiegato ieri pomeriggio al segretario provinciale del Pd Gabriele Riva, al suo probabile successore Davide Casati e al segretario cittadino Federico Pedersoli. La delegazione dem è tornata a casa a mani quasi vuote, nel senso che non c’è stata alcuna risposta alla domanda fondamentale: Gori si ricandiderà alle Amministrative del 2019?
Per il momento non si sa nemmeno se il sindaco sarà in corsa per le Provinciali. E non è un segnale molto rassicurante per il Pd. D’altra parte, l’incontro di ieri potrebbe aver accorciato i tempi delle scelte. Gori aveva indicato fine ottobre come termine per annunciare le proprie decisioni. «Vediamo, nei prossimi giorni penserò bene a cosa fare», dice adesso. E la sensazione è che la scadenza delle liste per le Provinciali potrebbe coincidere con il momento atteso (e temuto) dal centrosinistra bergamasco.
Intorno a Gori negli ultimi giorni si è addensata una nube di bisbigli riguardanti la segreteria nazionale del Pd. Le chiacchierate informali travasate nelle chat del partito hanno veicolato l’ipotesi di vedere il sindaco di Bergamo sfidare Nicola Zingaretti per la leadership nazionale. Uno scherzo un po’ maligno a qualche interlocutore boccalone, oppure un test «per vedere l’effetto che fa». Forse entrambe le cose. Dopo di che, essendo il Pd oggi un partito con le idee molto confuse, nulla si può davvero escludere. E dunque, Riva e gli altri hanno chiesto a Gori di persona se la cosa avesse qualche fondamento: «Lui stesso l’ha definita una boutade», dice il segretario provinciale. Il sindaco si fa una risata: «Ma sì, l’ho sentita anche io». Di certo, se Gori non si ricandidasse a Bergamo, continuerebbe a far politica collaborando con l’area dei renziani (o ex renziani) per il prossimo congresso. Se invece scegliesse di restare in corsa per Palafrizzoni, resterebbe più defilato sulle questioni nazionali del partito.
Intanto, le Provinciali si annunciano come un test della tenuta dei partiti. Il Pd ha optato per Gianfranco Gafforelli, uomo di centrodestra, come si è definito lui stesso, ma non è detto che qualche voto non si perda per strada. D’altra parte, Giovanni Sanga e Matteo Rossi hanno provato con forza a far convergere il partito su Fabio Ferla, oggi ufficialmente candidato di Forza Italia e Lega. Ma il centrodestra — che sulla carta avrebbe la maggioranza — ha lo stesso problema del Pd: il modo in cui si è arrivati alla candidatura di Ferla potrebbe costare qualche voto, magari sotto forma di astensionismo. Non a caso, 100 amministratori che sostengono Ferla ieri hanno lanciato un appello al presidente della Provincia, perché il 31 ottobre istituisca altri due seggi, oltre a quello cittadino, da tenere aperti fino alle 23, facilitando così le operazioni di voto.
❞ L’annuncio sulla mia ricandidatura alle elezioni comunali nel 2019 in città? Nei prossimi giorni penserò bene a cosa fare Giorgio Gori sindaco di Bergamo