Gli ex sindaci vanno in esilio
Scarcerati ma con divieto di dimora nella Bergamasca. «L’ex sindaco ha chiarito quasi tutti gli addebiti»
Per Berera e Cattaneo è scattato il divieto di dimora in provincia.
In Alta Valle Brembana, dove tutto iniziò con l’incendio delle seggiovie di Foppolo, si annida il pericolo di reiterazione del reato. È di fatto nell’ordinanza con cui il gip Ilaria Sanesi, come chiesto dal pm Gianluigi Dettori, ha deciso di tenere lontani da Bergamo e provincia gli ex sindaci di Foppolo e di Valleve, Beppe Berera e Santo Cattaneo, 50 e 65 anni.
Erano in carcere, li ha liberati prima della scadenza dei termini (15 ottobre), ma ha disposto il divieto di dimora. L’aveva chiesto anche la difesa, in alternativa al carcere e ai domiciliari. Ma è logico che per il pm abbia uno scopo diverso dal mero alleggerimento della misura. A riprova che il problema siano il contesto e le relazioni, soprattutto in valle, il gip ha disposto lo stesso divieto per l’imprenditore Sergio Lima, che era ai domiciliari nel Bresciano. Ora senza permesso del gip, a Bergamo non può andare.
I cinque mesi trascorsi dalla prima misura cautelare (domiciliari), le dichiarazioni degli indagati e la «forzata interruzione dei rapporti tra gli stessi» hanno fatto venire meno «in massima parte le esigenze cautelari». Si parla del pericolo di inquinamento probatorio. A favore di Berera, figura centrale dell’indagine sulla Brembo Super Ski lievitata dalla truffa alla Regione fino alla corruzione, presunte, pesa la «revisione critica della propria condotta». Tradotta in azioni, «ha quasi integralmente chiarito gli addebiti», ha ammesso anche fatti di corruzione, ha lasciato ogni incarico pubblico e ha collaborato. Anche dalle sue dichiarazioni è nato il filone della presunta mazzetta all’ex senatore Enrico Piccinelli (che la nega). Una novità «rispetto al quadro di pericolosità tratteggiato cinque mesi fa dal tribunale del Riesame» che decise il carcere, effettivo il 26 settembre dopo la Cassazione. C’è però un «ma» su Berera, Cattaneo e Lima. Il gip ritiene che «alla luce della contestazione del reato associativo e del coinvolgimento in una pluralità di fatti delittuosi snodatisi in un significativo arco temporale, il pericolo di reiterazione criminosa non sia completamente cessato e debba essere tuttora scongiurato il rischio che essi riprendano i contatti con l’ambiente sociale ed economico nel sono maturati i reati». Esilio. Un posto alternativo se l’erano già trovato. Revocati senza altra misura i domiciliari all’imprenditore Carlo Montini. Suo il conto in Austria da cui sarebbero passati i 75.000 euro da Lima a Berera: corruzione. L’unica accusa, per lui. (g.u.)