La sbarra e i turni serrati Cinque ore davanti al pm
Interrogatorio fiume, con misterioso dettaglio tecnico
Èstato interrogato per cinque ore Aliou Gningue, 58 anni, l’autista del pullman che a Gazzaniga ha investito Luigi Zanoletti, morto poche ore dopo in ospedale. E ha parlato, l’autista, di tutte le difficoltà del suo lavoro: dai turni serrati alle pensiline piene, fino a quella sbarra che non funzionava bene a Gazzaniga.
«Ha chiarito tutto quello che doveva chiarire, prima, durante e dopo il fatto che ha portato alla tragedia»: all’uscita dalla Procura, dopo cinque ore di interrogatorio, è stato questo il commento di Michelle Vavassori, avvocato che insieme al collega Paolo Corallo assiste Aliou Gningue, 58 anni, l’autista di Nembro che lunedì 24 settembre alla guida di un pullman autosnodato della Sab ha travolto tre studenti schiantandosi contro un altro bus alla stazione di Gazzaniga, uccidendo il quattordicenne Luigi Zanoletti di Ardesio.
Cinque ore di fronte al pubblico ministero Giancarlo Mancusi per raccontare pochi attimi: lo scontro, le urla, i ragazzi a terra, le prime chiamate d’emergenza. Ma non solo: ci sono un «prima» e un «dopo», e cioè le condizioni di lavoro. Gningue, indagato per omicidio stradale aggravato, ne ha parlato a lungo, rispondendo a tutte le domande del sostituto procuratore. La difesa sceglie di non dichiarare nulla nel dettaglio, ma l’autista avrebbe riferito di tratte da percorrere che cambiano troppo di frequente, di orari di lavoro che spesso si prolungano, di pensiline piene di studenti, con piazzole di sosta quasi sempre insufficienti. Avrebbe elencato uno a uno i punti caldi sul territorio, dove c’è da aver paura, a volte, ad avvicinarsi alla massa di studenti in attesa.
Un quadro difficile, che provoca stress a lui e ai colleghi, quello tracciato dall’autista di Nembro. Un quadro che può aggiungere pressione a pressione, se si considera che i turni di lavoro prevedono di stare per ore sulla strada, alla guida.
Ma un chiarimento sulla tragedia, su quegli attimi e sull’accelerazione del pullman autosnodato che entra nell’area dedicata alle manovre e alle pensiline, non emerge ancora. Perché quello «scatto» e quella traiettoria decisa, come se il conducente non avesse visto né il pullman che aveva di fronte, quasi perpendicolare, né gli studenti che camminavano nel piazzale sul percorso pedonale indicato? Aliou Gningue avrebbe citato un aspetto tecnico che, al momento, resta coperto dal segreto. La difesa e la Procura scelgono di non rivelare nulla. Ma qualcosa sarebbe stato detto anche sul funzionamento di quel pullman autosnodato. Un elemento che va verificato dai consulenti.
Di certo l’autista ha parlato della sbarra per l’accesso all’area delle pensiline. Gli avevano detto che non funzionava in automatico, che bisognava scendere per farla scattare manualmente. Ma gli era anche stato spiegato che si sarebbe abbassata rapidamente e che lui avrebbe dovuto muoversi rapidamente con il pullman: in effetti dai filmati delle telecamere si nota proprio la sbarra appoggiarsi sull’autosnodato negli attimi dell’incidente, quando l’accelerazione c’è già stata e la tragedia è appena iniziata. Sarebbe uno dei fattori citati da Gningue come possibile causa dell’incidente, ma non l’unico.
I filmati delle telecamere puntate sul piazzale gestito dalal Sab sono stati sottoposti più volte all’autista, che li ha visti e rivisti insieme al pubblico ministero, dando una sua versione precisa dei fatti prima di ricostruire in modo dettagliato le sue condizioni di lavoro. Ma accusa e difesa, al momento, scelgono il silenzio assoluto.