L’aspettativa a scuola, il suo assistente: «Negli ultimi tempi era giù di morale»
Un atteggiamento segnalato agli investigatori, ma nessuno sa dire perché: al lavoro mai un problema
«Negli ultimi tempi lo vedevo molto giù, sembrava preoccupato, non so se per problemi di salute o per altre cose legate a questioni personali». Scuote la testa Emanuele Logullo. Lavorava a fianco di Cosimo Errico da quando era arrivato dalla Calabria nel 1992 e aveva trovato un posto come assistente di laboratorio. Il collega assassinato giovedì a Entratico era invece un Insegnante tecnico pratico. Un incarico per il quale non è necessaria la laurea (Errico aveva un diploma da perito ambientale e aveva iniziato l’università senza però terminarla) ma si è comunque professori a pieno titolo, anche se con uno stipendio leggermente inferiore. E all’Isis Giulio Natta era responsabile di sei classi del triennio: terze, quarte e quinte
Errico era a Bergamo da tanti anni: era sbarcato in città dalla Puglia nel 1987 per sposarsi due anni dopo con Gisella Borgonzoni e iniziare quindi a lavorare al Natta. Sembra che tutti lo conoscessero da sempre: quando lo si nomina la prima risposta che si ottiene è «quando sono arrivato qui, lui c’era già».
È il caso appunto anche di Emanuele Logullo: «Abbiamo lavorato insieme tutti i giorni per ventisei anni — racconta con un sorriso triste sul marciapiede davanti all’Area laboratori —. Era energico, pieno di idee e di cose da fare. Per esempio quella sua cascina: ne parlava continuamente, spiegava le attività che svolgeva. Mi ha invitato tante volte, adesso mi dispiace di non esserci andato. So che ci lavoravano degli immigrati ma non mi risulta che avesse problemi con loro. Lui ne era soddisfatto, diceva che lavoravano molto. Negli ultimi tempi l’ho visto piuttosto giù, ma non ho fatto domande».
In questo periodo Cosimo Errico era anche in aspettativa. Anche altri dipendenti della scuola hanno notato il suo umore negli ultimi tempi e lo hanno segnalato ai carabinieri. Cosa che poteva anche essere legata a questioni di salute: il professore aveva problemi a un occhio e aveva contattato una clinica francese per un intervento. Ma forse poteva avere preoccupazioni legate al lavoro nella cascina e a scuola non voleva confidarsi con nessuno.
Qualsiasi tipo di problema il professore potesse avere a Entratico restava comunque molto lontano dall’istituto di via Gavazzeni, dove anche parlando con i carabinieri gli insegnanti hanno descritto Errico come un collega «con il quale si lavorava bene e con cui non c’era mai stata alcuna questione».
Quella di ieri al Natta non è stata una giornata molto diversa dalle altre: «Ovviamente siamo tutti tramortiti per quello che è successo, sia noi che i ragazzi — spiega il vicepreside Carlo Foglieni, responsabile dell’Area laboratori —. Nelle classi e nei laboratori si è parlato un po’ dell’accaduto all’inizio, ma poi la giornata si è svolta secondo i normali orari».
Non sono previste per ora iniziative particolari, per esempio l’intervento di uno psicologo, come invece è stato fatto a Gazzaniga dopo la tragedia del pullman di dieci giorni fa. Del resto fin dall’inizio la tendenza della direzione scolastica è stata quella di cercare di mantenere le cose nei binari della normalità. Tanto da avvertire dell’accaduto gli insegnanti ma non gli studenti (che lo hanno comunque scoperto da soli via smartphone). L’istituto non ha ancora preso una posizione ufficiale sull’accaduto: si attende, spiega qualcuno, di capire ciò che emergerà nel corso delle indagini.
I colleghi «Siamo tutti tramortiti per quello che è successo, sia noi sia gli studenti»