«Così salviamo la Passione del Cristo dai danni provocati dai restauratori»
Caravaggio, gli interventi maldestri di inizio ‘900: «Lavori terminati per Natale»
Da più di due anni è coperto da un ponteggio che è servito per metterlo in sicurezza dopo che nel 2013 si scoprì che il soffitto pericolante della chiesa di San Bernardino a Caravaggio rischiava di cedere travolgendo anche il suo tesoro più prezioso: il grande affresco della Passione del Cristo eseguito dal Fermo Stella nel 1531, che con i suoi 80 metri quadrati di colori e figure è il tesoro artistico più prezioso del piccolo tempio.
Da poche settimane, però, quel ponteggio vede all’opera la restauratrice Giuseppina Suardi che con le sue collaboratrici lavora per riparare i danni causati dall’acqua e riportare l’opera all’originale splendore. Il lavoro si può ammirare già sul fregio floreale che con i suoi festoni corre sulle pareti laterali: tolto lo strato di polveri e sporco, ha ripreso a splendere.
Sull’affresco del Fermo Stella la Suardi sta innanzitutto cercando di riparare la quantità di danni provocati delle infiltrazioni che ha dovuto sopportare per anni: distacchi dalla parete, efflorescenze saline, patine bianche di carbonato di calcio, micro scaglie di pittura che si sono sollevate e tante colature, una persino sul volto del Cristo sofferente sulla croce. Il problema principale però non è il
❞ I volti sono falsati, non sono quelli originali del Fermo Stella, ma quelli modificati dall’intervento di pittori all’inizio del secolo scorso Giuseppina Suardi restauratrice
danno ambientale ma quello prodotto dall’uomo.
«L’affresco — spiega Suardi — è stato manomesso dagli interventi di restauro della prima metà del ‘900. I volti che vediamo sono falsati, non sono quelli dipinti dal Fermo Stella ma quelli passati attraverso l’interpretazione di questi pittori che nel secolo scorso ci hanno messo mano».
La lampada a raggi ultravioletti passata sulle figure del dipinto non lascia dubbi rivelando i ritocchi: volti imbellettati, rossetti sulle lab- bra, ombretti sulle palpebre e occhi circondati da linee rosse, pupille nere ridipinte cambiando talvolta anche la direzione dello sguardo. In qualche caso è stata anche rimodellata la forma del viso mentre in quasi tutti i volti sono state aggiunte le fossette. Coperture che ora non è semplice rimuovere per tornare all’opera iniziale.
«È l’aspetto più complesso dell’intervento — precisa la restauratrice — i colori utilizzati non sono facilmente solubili e in alcuni casi sotto non c’è più l’originale. Con la Soprintendenza abbiamo concordato di svolgere un primo intervento di pulitura non affondata, cioè non profonda, e poi analizzare il risultato evitando l’accanimento terapeutico». Un lavoro che co- munque dovrebbe concludersi in tre mesi. «L’obiettivo — spiega l’assessore al Territorio Federica Banfi — è di permettere ai caravaggini dopo cinque anni di assistere alla messa di Natale ammirando l’affresco. Con questo restauro terminerà la prima parte degli interventi ma stiamo già progettando un secondo blocco di lavori». «L’aspetto veramente importante — aggiunge il sindaco Claudio Bolandrini — è che questi restauri sono stati finanziati dalla generosità dei cittadini di Caravaggio. Possiamo dirci orgogliosi del mecenatismo che si è messo in moto per salvare San Bernardino». L’intervento finora è costato 107 mila euro messi a disposizione, grazie all’Art Bonus, da tre ditte ma già in Comune sono arrivate altre disponibilità per circa 60 mila euro. «Abbiamo già trovato dei benefattori — aggiunge l’assessore ai Lavori pubblici Pier Luigi Lanzeni — per il recupero della prima cappella laterale e per quella di San Bonaventura dietro l’altare, per l’ingresso, il confessionale, il portone e la sua navetta e il protiro».
Mecenatismo L’intervento finora è costato 107 mila euro, messi a disposizione da tre aziende