Corriere della Sera (Bergamo)

Il prof ucciso nella cascina Quell’ora e mezza di buio

Entratico, alle 22 non rispondeva più al cellulare Risapute le discussion­i per i mancati pagamenti

- Berbenni

Alle 20.30 Cosimo Errico, il professore ucciso a Entratico ( foto), doveva essere ancora vivo. Uno dei residenti della zona ha notato le luci della cascina accese a quell’ora. È nell’ora e mezza successiva che si sarebbe consumato il delitto. Le prime telefonate a vuoto della moglie sono delle 22.

Alle 20.30, le luci attorno alla cascina erano accese, mercoledì. Una verso il ponticello, l’altra più spostata sulla pista ciclabile. In quel momento, il pensiero dell’uomo che le ha notate, uscendo di casa per la lezione di canto, è andato ai soliti disagi di vicinato. Ha immaginato altri pullman intasare via Chiosi la mattina successiva. Non è andata così. La gita del giorno dopo è stata annullata e al primo giro di telegiorna­li quei lampioni illuminati all’ora del dopocena e spenti prima della mezzanotte, quando l’uomo è rientrato, hanno assunto un altro significat­o, non solo nella sua testa. È in quell’intervallo che Cosimo Errico, 58 anni, professore di Microbiolo­gia all’istituto Natta di Bergamo, viene ucciso. Anzi, è in un range più ristretto perché alle 22 già il suo telefono squillava a vuoto.

Le indagini dei carabinier­i del Nucleo investigat­ivo e del pm Carmen Santoro non si fermano. L’idea è di una lite degenerata, che ha dato poco tempo all’assassino, e a eventuali complici, di eliminare tutte le tracce nel rustico a Entratico. Chi ha compiuto il massacro ci ha provato. Con la diavolina ha dato fuoco al corpo, sistemato accanto al cavo del frigorifer­o. Poi, ha staccato la corrente. Ecco perché anche i lampioni, a un certo punto, si sono spenti. Doveva sembrare una morte per folgorazio­ne, ma quando la prima pattuglia di carabinier­i ha raggiunto il luogo del delitto, dopo la chiamata del figlio Simone, alle 00.30, lo scenario è apparso subito un altro. Non c’era stato nessun cortocircu­ito del frigorifer­o, trovato aperto ed evidenteme­nte funzionant­e. E poi c’era il sangue. L’autopsia ha chiarito come Errico sia stato colpito con un coltello dalla lama liscia e dritta. I primi tagli sono stati alla nuca e al collo, poi si è voltato faccia a faccia con l’aggressore per difendersi e così si spiegano quelli alle mani, la ferita al viso e l’ultima, letale, alla gola. Al Ris di Parma sono stati inviati diversi reperti, non l’arma, che ancora, nonostante le ricerche, non è stata trovata.

Riscontri si cercano poi dall’analisi dei telefoni e delle telecamere. È vero che non esistono obiettivi puntati sulla cascina, si sta però lavorando su quelli lungo le strade dei paesi circostant­i: potrebbero avere inquadrato il passaggio «giusto». Sospetti ce ne sono. Prudenteme­nte i carabinier­i non voglio escludere nessuna pista, ma è ovvio che si continua a scavare sul lato «buio» della cascina, «buio» fino a un certo punto. Del giro di braccianti extracomun­itari arruolati spesso senza un contratto e delle loro lamentele per i mancati pagamenti sapevano in tanti, almeno nei paraggi. A dare una mano con una certa frequenza erano due indiani, che si spostavano in bicicletta da Casazza. Erano alla cascina anche mercoledì mattina per ricevere l’ultima scolaresca della serie. Uno di loro, qualche tempo fa, pare si fosse stancato. È sempre un residente della zona a riportare la scena: «Se n’era andato perché non lo pagava. Errico lo aveva rincorso in auto per convincerl­o a tornare, perché il giorno dopo aveva una gita e serviva aiuto».

Di giorno fattoria didattica (anche se non tra quelle accreditat­e in Regione), di notte e la domenica luogo per le feste (la affittava), alla Cascina dei fiori sono passati anche alcuni richiedent­i asilo. Come il senegalese, oggi inserito nel servizio Sprar, che proprio mercoledì ha dato una mano con altri volontari al sindaco di Luzzana Ivan Beluzzi nella pulizia della pista ciclabile. O il gambiano di Vigano San Martino prelevato, a poche ore dal delitto, insieme al suo bucato e alle biciclette del centro accoglienz­a. L’assassino deve per forza essersi sporcato col sangue della vittima. Potrebbe avere lasciato tracce ovunque. Gli inquirenti stanno ascoltando tutti per capire se con qualcuno ci sia stato qualche screzio particolar­e, magari proprio legato ai soldi. Nessuno tra i familiari del professore ha saputo dare indicazion­i. Quello di Entratico era soltanto il suo mondo.

Telecamere Non ci sono attorno al rustico, ma si cercano elementi da quelle dei paesi vicini

Caccia all’arma Ancora non si trova il coltello con il quale l’assassino ha inferto dieci colpi

 ??  ??
 ??  ?? Il casale I carabinier­i alla Cascina dei fiori, che si trova a Entratico, sul confine con Luzzana e Borgo di Terzo. Cosimo Errico l’aveva acquistata e ampliata negli anni. La usava per ospitarci scolaresch­e e la dava in affitto per feste. Il delitto si è consumato al primo piano
Il casale I carabinier­i alla Cascina dei fiori, che si trova a Entratico, sul confine con Luzzana e Borgo di Terzo. Cosimo Errico l’aveva acquistata e ampliata negli anni. La usava per ospitarci scolaresch­e e la dava in affitto per feste. Il delitto si è consumato al primo piano

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy