Casati: il mio Pd ripartirà dai sindaci
Il sindaco di Scanzorosciate, candidato alla segreteria provinciale
«Mi sento ancora più motivato a farlo ora, con il partito in difficoltà». Il sindaco di Scanzorosciate Davide Casati (assessore già a 19 anni) spiega così la disponibilità per il suo prossimo incarico, che può apparire come un gesto di coraggio: sarà segretario provinciale del Partito democratico. «Ho un fuoco dentro per la politica, mi piace assumermi le mie responsabilità», spiega. E non rinuncia a esporre speranze e giudizi: «Sono fiducioso che Gori possa essere ancora il nostro candidato a Bergamo nel 2019, anche se non ha ancora sciolto la riserva». «Renzi? L’ho apprezzato come sindaco e per l’azione di governo. Ma se ascolto i cittadini al bar devo concludere che non è più credibile».
Se inizi a fare l’assessore a 19 anni e il sindaco a 29, a 33 anni dovresti avere le spalle abbastanza larghe per fare il segretario provinciale del tuo partito. Siccome però siamo nel 2018 e il partito è il Pd, la candidatura di Davide Casati (fin qui corsa solitaria e, in ogni caso, senza rivali competitivi) è un gesto di coraggio. «È la passione, la verità è quella: ho un fuoco dentro per la politica, mi piace assumermi responsabilità e, per come sono io, mi sento ancora più motivato a farlo ora che il partito è in difficoltà». Ora, «ho un fuoco dentro» sono parole che non ti aspetteresti mai di sentir pronunciare da lui, e in effetti sono l’unica eccezione: per il resto, il sindaco di Scanzorosciate è un concentrato di misura e cautela. È Casati, insomma.
Qual è la priorità oggi per rilanciare il partito sul territorio?
«Ripartire dagli amministratori, che vanno valorizzati per riuscire a riattivare il popolo democratico».
Come sta il Pd a Bergamo?
«Abbiamo lavorato bene per tenere insieme tutti e farli sentire parte di qualcosa. Abbiamo avuto una classe dirigente che ora è, nei suoi esponenti principali, a Roma o impegnata ai vertici del partito, come Maurizio Martina. Dobbiamo ripartire dal basso, dalle persone che lavorano sul territorio».
Il modo in cui si sono formate le liste delle Politiche qualche mese fa ha lasciato il segno tra eletti e base del partito?
«Si è deciso tutto a Roma, questo è vero. Dopo di che, i nostri parlamentari, Antonio Misiani ed Elena Carnevali, sono persone valide che si danno da fare per il territorio e con le quali ho sempre lavorato bene».
Chi comanda nel Pd bergamasco oggi?
«Le decisioni le prende Gabriele (Riva, segretario provinciale, ndr), sentendo tutti però».
Lei prima di prendere una decisione quante volte sente Giovanni Sanga ?
«Ma no, non sento nessuno».
La decisione del Pd di sostenere Gianfranco Gafforelli e non Fabio Ferla alla presidenza della Provincia segna la fine di un’era, con Sanga, Matteo Rossi e Alessandro Sorte alla guida di una larga coalizione sul territorio?
«Diciamo di sì. Abbiamo provato, io come altri, a chiudere un accordo con Ferla, chiedendo però pari dignità per il Pd rispetto agli altri partiti della possibile maggioranza. Alla fine è stato il no della Lega a decidere».
Sulla carta, Lega e Forza Italia hanno i numeri per vincere e prendere la presidenza.
«Se tutti gli amministratori che fanno riferimento a Lega e Forza Italia vanno a votare per Ferla, i numeri dovrebbero consentirne l’elezione. Ma io penso che Gafforelli abbia la possibilità di attrarre voti anche da persone che non sono del Pd o dell’area di centro, ex Ncd, diciamo».
Nei giorni scorsi ha incontrato Gori, insieme ad altri dirigenti pd. Lei è ottimista sulla ricandidatura del sindaco?
«Non ha sciolto la riserva, ma parlando con Gori sono fiducioso che possa essere ancora il candidato del Pd a Bergamo nel 2019».
E la voce sulla segreteria nazionale? Era uno scherzo?
«Sì, era uno scherzo, ci abbiamo riso su anche con lui».
Il Pd è terrorizzato all’idea che Gori non si ricandidi?
«Certo, Gori è un buon sindaco e se non si ricandidasse genererebbe interrogativi».
❞ Gori non ha sciolto la riserva, ma parlando con lui sono fiducioso che possa essere ancora il candidato del Pd a Bergamo nel 2019
La leadership «Per ora non mi sento rappresentato da nessuno dei nomi in gioco per la segreteria»
❞ Ho apprezzato Renzi come sindaco e per l’azione di governo. Ma se ascolto i cittadini al bar, devo concludere che non è più credibile
Nel 2014 ci fu un’onda renziana che permise al centrosinistra di vincere in città. Nel 2019 potrebbe essere un trionfo leghista.
«È un rischio. Ma, ripeto, nei Comuni piccoli e di medie dimensioni conta soprattutto il contatto diretto con gli elettori. In città è diverso».
Matteo Renzi deve sparire per il bene del partito?
«Sì. L’ho apprezzato come sindaco e per l’azione di governo. Ma se ascolto le persone al bar di Scanzo, diciamo, devo concludere che non è più credibile».
Questi mesi hanno dimostrato che Martina non può essere un leader di livello nazionale?
«Stimo troppo Maurizio e credo che si sia tirato addosso...».
Senta, ma a 33 anni, quante volte si è sentito dare del vecchio democristiano?
«Io? — ride — perché?». Mai, mai,
E se il congresso nazionale fosse domani, per quale segretario voterebbe? Zingaretti? Richetti?
«In questo momento non c’è nessuno in cui sento di riconoscermi. Spero si riesca a costruire qualcosa di importante da qui in avanti».
Quando ci si candida alla segreteria provinciale si gira ancora come trottole?
«Certo, nel prossimo mese presenterò le mie proposte nelle riunioni di zona. Ma, in effetti, è quello che ho già fatto negli ultimi anni, parlare con tutti e soprattutto ascoltare tutti».