I re di Shakespeare in un serial teatrale
Al Parenti il progetto «Who is the king»
«Tutti sognano il potere, lo bramano, lo inseguono e si fanno in quattro per ottenerlo, ma alla fine quando sono sul trono, l’essere umano è distrutto». Paolo Mazzerelli, autore e regista al fianco di Lino Musella, debutta con «Who is the king - La serie», prima parte di un progetto che tra musica elettronica e barocca, riunisce tutti i re shakespeariani, dal crollo di Riccardo II alle conquiste di Enrico V fino agli inferi di Riccardo III: otto drammi in quattro grandi episodi, una saga progettata dalla coppia Mazzarelli-Musella con Andrea Baracco per raccontare la storia dell’Inghilterra tra il XIV e il XV secolo. Un viaggio in cui, ieri come oggi, c’è sempre un re e qualcuno che vuole esserlo. «Le dinamiche del potere si ripetono uguali», afferma Mazzerelli. «I re si tradiscono, congiurano uno contro l’altro, uccidono; qui mostriamo l’eterna lotta dell’uomo e la sete di dominio che lo divora».
della prima puntata del «serial», sono Riccardo II ed Enrico IV: «il primo è un re incapace, vizioso, non all’altezza del suo ruolo; solo quando sarà costretto a deporre lo scettro e confrontarsi con il suo fallimento, diventerà un uomo saggio e libero». Sul fronte assunzione di responsabilità e fuga, la scena passa a Enrico IV e a quel figlio che, al posto di seguire le orme del padre, preferisce andare nelle locande a «peccare» e divertirsi con Falstaff e amici. «L’autore ci mostra lo scontro tra le regole della corte e il mondo quotidiano con le sue trasgressioni; solo con lo scoppio della guerra re e principe saranno costretti a incontrarsi per dar inizio a un altro capitolo della Storia» (nei panni dei due protagonisti, un padre e figlio in scena e nella vita, Massimo e Marco Foschi).
Due grandi drammi dunque in un solo spettacolo (3 ore, compreso l’intervallo); sul palco dieci attori sospesi in un tempo indefinito, dove tra luci, scene, costumi e musiche (firmate da Luca Canciello) è la grandezza del testo a essere protagonista. Quelle parole, scritte nel 1500, fanno riflettere su fatti e protagonisti del nostro tempo. «Non abbiamo apportato alcuna modifica al copione, la grandezza di Shakespeare sta proprio nella sua assoluta attualità: domande, passioni, paure, ambizioni e morte sono questioni eterne dell’essere umano. L’unica differenza tra il mondo di ieri e quello di oggi sono i Re, che un tempo andavano personalmente a combattere in guerra, ma che doProtagonisti po Riccardo III hanno sempre mandato gli altri a morire sul fronte».
Tra le scelte della regia Musella-Mazzarelli interessante è la proposta di quel «mondo reale», qui rappresentato da Falstaff: «l’abbiamo immaginato come il backstage di un teatro di oggi, con gli attori che recitano sul palco e i tecnici dietro le quinte che vivono la vita vera».
Il regista «Non abbiamo modificato i copioni: la grandezza del bardo sta nella sua attualità»