Corriere della Sera (Bergamo)

LE FACCINE DEL PD

- Di Simone Bianco

«Gori decide entro domani?» . Nessuna risposta, faccina che sorride. «Si ricandida?». Faccina che ride. «Dalle ultime dichiarazi­oni resta il dubbio che si ritiri». Faccina che ride. «Alle 15 ha convocato tutti i giornalist­i». Faccina che ride con le lacrime. Il Pd delle faccine adesso si può rilassare, Giorgio Gori si ricandida, toglie un’enorme castagna dal fuoco a tutti e si riprende il ruolo di leader indiscusso del centrosini­stra bergamasco, appannato nei mesi successivi alla sconfitta del 4 marzo. È curioso notare come, nelle ore che hanno preceduto l’annuncio del sindaco, il tono da WhatsApp di dirigenti e amministra­tori democratic­i sia cambiato. Molto più allegro rispetto alle complicate giornate in cui c’era da scegliere tra un candidato di Forza Italia (sostenuto dalla Lega) e uno di provenienz­a Ncd (Ncd, sì) per la Provincia, quando le correnti e le antipatie personali mettevano in circolo considerev­oli dosi di velenoso sarcasmo. Ma molto più attento, compatto, anche: Gori, al suo solito, ha gestito in prima persona le fasi della scelta e dell’annuncio della ricandidat­ura, imponendo (e ottenendo) riservatez­za fino agli ultimi minuti prima della conferenza stampa. Consegna del silenzio rispettata anche sul sondaggio, i cui risultati non possono non aver influito su un attento progettist­a del proprio futuro come Gori. Piccoli segnali che indicano come il partito sia ancora nelle sue mani, pronto a sostenerlo anche perché un’alternativ­a vera per la città sarebbe stata quasi impossibil­e da trovare.

Gori non ha torto nel sottolinea­re il fascino pericoloso della sfida del 2019: ci si aspetta una valanga di destra sulle Europee, provare a rivincere a Bergamo dovrebbe dare motivazion­i capaci di riattivare l’entusiasmo del partito. Ma la compattezz­a del partito non è il traguardo, è solo il punto di partenza, anzi: è la bicicletta. Una bicicletta, il Pd di oggi, a pedalata tutt’altro che assistita (bei tempi quelli delle Europee 2014, con il renzismo nel motore), a Gori toccherà faticare sostanzial­mente sulle sue gambe. La spinta dall’esterno, questa volta, dovrebbe toccare alla Lega: se il consenso di Salvini continuass­e a crescere, con tutto il dovuto rispetto per i nomi usciti fin qui, il centrodest­ra potrebbe anche estrarre a sorte il proprio candidato e avrebbe ottime chance di vittoria a Palazzo Frizzoni, soprattutt­o al primo turno. Il sindaco però immagina il crollo delle illusioni legastella­te prima della primavera, una scommessa ribassista tutta da verificare: l’unica cosa che sappiamo, ora, è che non possiamo sapere come sarà il panorama politico nazionale e bergamasco tra otto mesi.

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