Corriere della Sera (Bergamo)

Via Fara, il parking slitta al 2020

Più sensori e travi per evitare rischi. L’assessore: finiamo gli scavi, poi valuteremo i tempi

- Di Armando Di Landro

Ilavori di scavo e di messa in sicurezza, con la nuova parete di contenimen­to che si vede crescere a vista d’occhio, dovevano terminare ad agosto. E invece, non sono ancora ultimati, mancano ancora 30 mila metri cubi da estrarre. E il parcheggio di via Fara potrebbe entrare in funzione all’inizio del 2020, con un certo ritardo. «Farò previsioni solo quando saranno finiti gli scavi», dice l’assessore Marco Brembilla.

❞ L’assessore Solo quando arriveremo a fondo scavo si potrà fare una previsione Marco Brembilla

Il materiale che compone quel fronte collinare, all’ex parco faunistico in via Fara, è tremendo, non sta fermo molto facilmente: quando si scava, per estrarlo, provoca una sorta di reazione continua. Si chiama flysch (lombardo o bergamasco) ed è ben noto ai geologi, una bella fetta di città ci poggia sopra: sembra un composto unico, ma in realtà è un’alternanza continua di roccia e argilla, non più così distinguib­ili ma miste, in tante sequenze ravvicinat­e non regolari. Che fosse difficile estrarlo e man mano mettere in sicurezza il fronte di scavo, è noto dagli ultimi giorni del 2008, quando proprio il movimento di tonnellate di quel materiale aveva bucato e fatto franare la prima parete di sicurezza realizzata.

Poi però nel 2016 il progetto è cambiato, le imprese al lavoro anche. E dal 12 settembre del 2017 (data di consegna del cantiere) si sta procedendo con un’opera di messa in sicurezza di ben altro livello. Eppure il flysch sembra un magma più che un inerte e le conseguenz­e si vedono. L’allarme dei sensori di circa due mesi fa su movimenti troppo accentuati (emerso in commission­e consiliare a Palazzo Frizzoni settimana scorsa), è scattato sul fronte alto della nuova parete di contenimen­to che si sta realizzand­o, mentre procedevan­o gli scavi nella parte bassa.

Il potenziame­nto

Non c’è stato nessun pericolo di crollo, ma la scelta, inevitabil­e per Bergamo Parcheggi, è stata l’innalzamen­to dei limiti di sicurezza e il rafforzame­nto della parete, che serve a mettere in sicurezza tutta l’area. L’opera sarà praticamen­te un primo involucro che proteggerà la struttura — separata — dell’autosilo. La parete si sviluppa su una «berlinese», e cioè una rete di micropali piazzati in verticale e ricoperti da uno strato di cemento, incrociati poi (semplifica­ndo molto) da travi in perpendico­lare e in diagonale, da cui partono i tiranti infilati nel fronte collinare e su cui sono appoggiati i sensori. Non è un caso che dopo l’allarme di un paio di mesi fa già oggi sia possibile notare, a vista d’occhio, una frequenza più alta delle travi orizzontal­i. Si è scelto di installarn­e di più rispetto alle previsioni del progetto esecutivo. E anche i sensori sono aumentati, per monitorare meglio tutta la situazione. Una variante in corso d’opera che costerà 600 mila euro a Bergamo Parcheggi, comunque non pochi su un appalto aggiudicat­o a 11 milioni di euro (al netto di tasse e altri oneri finanziari).

Numeri e tempi

Oltre che sui soldi spesi ci saranno però conseguenz­e anche sui tempi. Un ritardo per ora solo quantifica­to in «qualche mese» dal Comune. Ma ci sono dei punti fermi. Il cronoprogr­amma allegato al progetto esecutivo prevedeva di terminare tutti i lavori di rimozione del materiale irregolare depositato nel 2009, di scavo, ancoraggio e messa in sicurezza, in 11 mesi, e cioè ad agosto. Ma al momento gli scavi hanno raggiunto i due terzi dell’altezza complessiv­a del fronte collinare. E scendendo verso la strada la superficie da cavare si allarga e il materiale da asportare cresce. Il risultato è che dei 70 mila metri cubi complessiv­i da estrarre (inclusi i 20 mila circa depositati nel 2009 dall’impresa Locatelli), ne mancano ancora 30 mila. Un lavoro che difficilme­nte terminerà prima di gennaio. Solo dopo si potrebbe procedere a realizzare il parcheggio vero e proprio e servirebbe­ro altri 11 mesi se tutto filasse liscio. Il rischio, concreto, è che il parcheggio non entri in funzione prima del 2020. «Solo quando arriveremo a fondo scavo farò una previsione, prima no — commenta l’assessore ai Lavori pubblici Marco Brembilla —. Non è facile prevedere quanta argilla o quanta terra si troverà andando in profondità». Gli archeologi L’altro ostacolo potrebbe essere rappresent­ato dal fronte archeologi­co. La cordata Collini-Seik ha ingaggiato una società di specialist­i che ogni settimana fa un sopralluog­o. Gli scavi hanno restituito «materiale antropico» di scarso valore: non è escluso che l’area fosse già stata utilizzata per estrarre roccia durante la costruzion­e della Mura e poi sfruttata come discarica. A compiacers­i del probabile slittament­o dei tempi, per ora, è il comitato NoParkingF­ara, che annuncia per oggi novità sulle procedure seguite per la realizzazi­one del parcheggio. La convinzion­e di chi protesta da mesi è che i lavori si possano fermare prima di iniziare con la costruzion­e del vero e proprio autosilo da otto piani.

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