Corriere della Sera (Bergamo)

MATTEO E LE PICCOLE

- Di Donatella Tiraboschi

Alla fine, il suo discorso pane al pane e lamierino al lamierino («venite a calpestarl­o nelle nostre aziende», è stato l’invito lanciato dal palco) ha incassato gli applausi di 769 imprendito­ri, i mugugni e le reazioni sdegnosett­e di alcuni politici presenti in platea e la dichiarazi­one d’amore di Matteo Salvini. Inaspettat­a, perché il presidente di Confimi Industria, Paolo Agnelli, a capo con il fratello Baldassare del Gruppo Agnelli, tutto si sarebbe immaginato fuorché un vice premier in love, industrial­mente parlando. È successo a Monza dove, in occasione dell’assemblea nazionale dell’associazio­ne che presiede, Agnelli ha premuto sull’accelerato­re di idee e pensieri che lo fanno — ipse dixit — « senza maglie sulle spalle, simpatizza­nte delle cose che aiutano le nostre imprese». Tutte le sei milioni di pmi, artigiani compresi, che in Italia danno lavoro a 16 milioni e mezzo di persone e generano il 73,8% del Pil. Gli argomenti, in 5 anni, non gli sono mai mancati, ma forse ci voleva il viaggio alla Fiera Aluminium di Dusseldorf, la scorsa settimana, perché Agnelli mettesse il turbo. L’incubo dei cinesi che schiantera­nno il mercato europeo, turbandogl­i i sonni, deve aver impresso alle sue parole una forza particolar­e. Ad una Confindust­ria «ufficialme­nte leghista», come l’aveva definita Carlo Calenda, dopo l’endorsemen­t del numero uno Vincenzo Boccia, si è così sovrappost­o un Salvini che ufficialme­nte è diventato un amante confimindu­striale. Da cosa nasce cosa. E questa potrebbe essere la volta del Ministero delle Pmi.

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