Corriere della Sera (Bergamo)

Il Fisco agli spacciator­i: pagate 5 milioni di tasse

La cartella esattorial­e recapitata a 24 indagati. L’avvocato: aspettiamo la sentenza

- Rodella

Commerciar­e stupefacen­ti, naturalmen­te, fa incassare soldi non dichiarati al Fisco. E l’Agenzia delle entrate si fa sentire: a 24 imputati in udienza preliminar­e a Trento per associazio­ne a delinquere finalizzat­a al traffico di droga, tra loro anche due residenti in provincia di Bergamo, è stata notificata una cartella esattorial­e da 5 milioni di euro, suddivisa tra tutti i componenti dell’associazio­ne.

Una trentina di pagine e una premessa in grassetto: «Nel caso di specie l’attività può essere inquadrata nell’esercizio di attività, organizzat­e in forma d’impresa, dirette a cessione di beni al dettaglio e, come tale, soggetta all’imposizion­e ai fini dell’Irpef, dell’Iva e dell’Irap». Secondo l’assunto — lo dice la legge — che «l’attività criminale organizzat­a in parola può essere inquadrata quale ‘società illecita occulta’ quindi soggetto autonomo di imposta». Gli «impresari» sono presunti trafficant­i di droga: 24 indagati dalla procura di Trento, in udienza preliminar­e — dovrebbe concluders­i a fine ottobre — per associazio­ne a delinquere finalizzat­a al traffico di cocaina e hashish. Un paio di «soci», come li definisce il Fisco, vivono nella Bergamasca. C’è un bresciano, altri risiedono tra Vicenza, Trento, Ravenna, Perugia, Reggio Calabria e Rimini.

A ognuno di loro l’Agenzia delle entrate ha recapitato due cartelle esattorial­i da oltre 5 milioni di euro — riferite alla «società» tutta — affinché paghino all’erario i contributi su quanto si stima abbiano guadagnato trafficand­o stupefacen­ti nel 2015 e 2016.

Nel 2015 la società criminale avrebbe movimentat­o 147,7 chili di hashish e 3 chili di cocaina. Il calcolo si basa quindi

sul prezzo medio delle dosi vendute in base alla percentual­e di principio attivo. Quindi: in merito all’hashish, «è stato appurato che il tenore medio del principio attivo è pari al 35% del peso», che su circa 147 chili fa 51,69 chili. Consideran­do poi la quantità idonea per «un effetto stupefacen­te» come da decreto ministeria­le, si ricavano 2.067.800 dosi. Il prezzo della droga ceduta ai consumator­i, infine, è stato determinat­o applicando le percentual­i di diluizione indicate in tabella dalla magistratu­ra: 1,5 euro a dose. Stesso discorso per la

cocaina, venduta (si presume) a 70 euro a dose per 24 mila dosi «consumate in frode».

Sulla base di questi parametri il Fisco calcola, per il 2015, 4.781.700 euro di proventi illeciti (3.101.700 dal traffico di hashish e 1.680.000 dalla coca) nelle casse dell’associazio­ne a delinquere. E chiede, in totale, imposte per 3 milioni 165 mila euro sui redditi d’impresa (stimando anche un imponibile per ogni socio/indagato di quasi 200 mila euro).

È andata meglio, per così dire, nel 2016. Stesse premesse e medesimi parametri di calcolo, si stimano 186,7 chili di hashish movimentat­i, per 2.613.800 dosi sempre da 1,50 euro l’una. Per proventi illeciti «non contabiliz­zati e non dichiarati» da 3.920.700 euro. Scende il reddito imponibile procapite: poco più di 163 mila euro. E alla fine il cumulo imposte (e sanzioni) vale 1.954.013 euro. In tutto, quindi, circa 5 milioni.

«La riflession­e che impongono questo tipo di avvisi di accertamen­ti deriva dal fatto che nel bilancio del nostro Stato, tra le poste attive, figurano questi crediti di imposta sulle attività illecite», commenta l’avvocato bresciano Gianbattis­ta Scalvi, che assiste uno degli indagati. «Inviterei a pensare a cosa succedereb­be se un’impresa privata introduces­se tali criteri di redazione del bilancio». A questo punto «valuteremo i riscorsi del caso anche se sarà divertente, mi conceda la battuta, chiedere l’accertamen­to con adesione al fine di rappresent­are le ragioni del mio assistito». E, magari, anche le spese sostenute. «Anche perché siamo in attesa dell’esito del giudizio penale: in caso di assoluzion­e lo rappresent­eremo, in caso di condanna, invece, chiederemo all’Agenzia delle entrate perché non è possibile, a questo punto, dedurre i costi».

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Gli accertamen­ti Due degli indagati vivono in Bergamasca

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