La lucciola teme le retate di Salvini
Prostituzione, in carcere due nigeriane e un’ex guardia giurata. Il coraggio di una delle ragazze
La madre di una nigeriana sfruttata: «Prego contro i rimpatri».
Una delle ragazze è al telefono con la madre, che sta in Nigeria. Lei si prostituisce, a Osio Sotto. Nella traduzione dal dialetto nigeriano, nome è inequivocabile: Salvini. È il 27 maggio 2018, la giovane teme le retate (avvenute) e le espulsioni, dice che «il presidente» appena entrato in carica vuole «vengano rimpatriati 5.000 neri senza documenti». La madre la rassicura: «Dio sarà con te e non verrai rimpatriata. La tua foto è nella Bibbia e la uso per pregare per te ogni notte». Per sicurezza, di Salvini (una foto, è logico pensare) le dice: «Mandamelo, così ci prego su».
È uno pezzo d’Italia visto con occhi stranieri che emerge dall’operazione «Sister Joy» della Squadra Mobile. Il risultato è di tre arresti, su ordinanza chiesta dal pm Davide Palmieri e firmata dal gip Federica Gaudino: carcere per Joy Ojo, 44 anni, nigeriana, la «Mama», la figlia Love Ogbemuda, di 22 anni, e Gian Pietro Verna, ex guardia giurata, di 58 anni, di Cassano d’Adda, che secondo le indagini aveva una relazione con la ventiduenne. Per tutti l’ipotesi è favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
La ragazza che parla di Salvini abitava a Capriate con un’altra, di 20 anni, che ha denunciato dopo aver saldato il suo debito di 35.000 euro con la «Mama» spezzando così il rito voodoo a cui era stata sottoposta. Un ponte di credenze lungo i 6.000 chilometri tra Bergamo e la Nigeria usato anche per altre ragazze. Lo «Juju», attraverso brandelli di vestiti, unghie, capelli mescolati a gocce di sangue da uno sciamano. Un vincolo così forte che un giorno la ventenne telefona al fratello, in Nigeria. Gli dice che cosa è costretta a fare e lui, che l’aveva messa in contatto con Joy, le raccomanda di obbedire alla «Signora» per non provocare guai alla famiglia. Lei sognava di fare la modella, invece si è trovata sulla strada insieme alla figlia della «Mama», è agli atti. Dal martedì al giovedì e la domenica, dalle 21 alle 2, il venerdì e il sabato, dalle 21 alle 6. Erano dai 30 ai 50 euro a prestazione, tra i 250 e i 300 per due ore. Il giro è evidente dai guadagni. Una volta alla settimana consegnava alle sfruttatrici dai 1.000 ai 1.500 euro. E doveva pagarne 250 per il posto letto, 100 per cibo, bollette e posto in strada.
Di giorno la tenevano chiusa in casa, ha denunciato, anche perché alla Mama aveva detto di aver incontrato dei volontari e un prete. È andata avanti dal 2015 al febbraio 2017. Altre ragazze, anche nel 2018. Come quella intercettata con la madre. Una volta, a una connazionale racconta che per arrivare in Italia ha pagato 500 mila Naira (100 euro) ma una volta qui gliene hanno chiesti 30.000. Le dice anche che passare dalla Libia è dura, che se si riesce a trovare del riso o dell’acqua «si è felici», l’ha fatto per mandare i soldi alla madre perché avviasse un’attività. Racconta anche una scena. Aveva mangiato del pollo offerto da una connazionale e la Mama l’aveva ripresa. Voleva farle capire che doveva guadagnarselo, lei non dava da mangiare neppure alla figlia.
«Madame», «Signora», «Mama Destiny», fotosegnalata a Genova nel 1993, 1994, 1995 e 2000 , regolare con la sanatoria del 2000, nel 2014 Joy Ojo è stata condannata per false generalità. «Crudeltà e sistematicità del reclutamento e dello sfruttamento di giovani ragazze indigenti e scarsamente acculturate, dunque facilmente suggestionabili», scrive di lei il gip. Della figlia «Love», alias «Sandra» o «Susan», che ha una «caratura criminale tale da riuscire ad essere considerata dalle persone offese sostituta della madre, come tale temibile». Chiamava Verna «schiavo bianco».
Secondo le indagini, lui (un precedente per rapina, il 22 febbraio) accompagnava le ragazze, e avvisava delle retate, anche con l’auto di servizio, cosa che «rendeva improbabili i controlli». Arma e divisa «aumentano la pericolosità sociale». Verna è assistito dall’avvocato Ezio Cerea di Milano (cercato, non è stato rintracciato). Le due donne dall’avvocato Renato Verdina, che ha ricevuto la nomina ieri pomeriggio.
Mille euro a settimana Il guadagno che la ragazza consegnava, per vitto e alloggio ne pagava 250