Il clochard di Lecco inviso alla politica «Rovina il decoro»
Attilio vive sotto i portici del teatro Società La Lega: «In centro non può più stare»
«Sai qual è la capitale dell’Australia? Canberra. Non Sidney, come credono tutti. Io ci ho vissuto per tanti anni, poi sono tornato a Lecco, la mia città. Qui ci sono i miei figli, ma da tempo non li vedo più». Seduto sul largo gradino davanti all’ingresso del Teatro della Società, Attilio racconta con voce limpida e una leggera erre moscia un passato che appare lontanissimo. Occhi azzurri, 71 anni segnati dalla vita in strada, berretto di lana in testa, pantaloni larghi, maglioncino consunto, lo zaino e i cartoni che diventano insieme ad alcune coperte il suo giaciglio per la notte.
Accanto una pila di quotidiani. Inizia la sua giornata leggendoli tutti, poi fa un salto in biblioteca, infine la panchina in piazza Garibaldi di fianco alla sua «casa», l’entrata del teatro di Lecco, chiuso da oltre un anno per restauri. Da mesi dorme all’ombra della statua dell’eroe dei due mondi e proprio grazie alla conoscenza dell’inglese spesso è lui ad indicare ai turisti stranieri dove andare o cosa fare in città. Conosce bene il capoluogo manzoniano: ha lavorato per molto tempo per la storica ditta lecchese Sae, leader mondiale nella realizzazione di linee per il trasporto dell’alta tensione.
«Poi mi hanno mandato in Australia, nel Queensland, per la consociata Eletric power trasmission. Ero addetto ai pali dell’alta tensione», prosegue, scandendo le lettere una ad una. Attilio ha maturato la pensione e della sua piccola rendita è molto orgoglioso. Ha avuto una moglie e una famiglia, cosa sia successo poi non lo dice.
Ora è un clochard. È una sua scelta, spiega agli attoniti interlocutori, che non capiscono chi è diverso. Solo che qui, all’ingresso del Teatro della Società di Lecco, adesso non ci può proprio più stare. Cinzia Bettega, capogruppo della Lega in consiglio comunale, ha chiesto all’amministrazione di centrosinistra di intervenire. «È un problema di decoro. La vicina galleria che porta in piazza Affari è sporca e maleodorante. L’ottocentesco teatro è diventato un dormitorio — spiega Bettega
❞ La vita Ho passato tanti anni in Australia, tra Sydney e il Queensland Poi sono tornato qui dove ci sono i miei figli. Ho una piccola pensione e vivo di quella
—. Nei giorni scorsi c’è stata una manifestazione in piazza e sullo sfondo c’erano i bivacchi dei senzatetto. Non ce l’ho con la singola persona, ma una città che punta sul turismo non può offrire simili spettacoli. Temo che ci vorranno anni prima che il teatro della Società riapra e intanto il degrado è evidente».
«Attilio è residente ad Oggiono e in teoria dovrebbe intervenire il suo Comune. Ci siamo comunque mossi per aiutarlo, ma è stato lui a dire “no grazie”, con una dignità che raramente mi è capitato di vedere. Non abbiamo potuto fare altro che invitarlo ad allontanarsi», replica l’assessore alla Famiglia, Riccardo Mariani. Ma se gli altri clochard, dopo i controlli della polizia locale, hanno lasciato le piazze del centro, Attilio è ancora lì a raccontare la sua storia, ai City Angels, che la sera gli portano qualcosa di caldo e a chi ha la curiosità di ascoltarlo.
Parla dei tre figli, il più grande morto giovane. E di quella pensione che lo rende autonomo, ma forse non abbastanza per affittare un appartamento. «Io non vado alla Caritas a mangiare, mi vergogno — confida—. Ho avuto uno zio deportato nei campi di concentramento, la vita in strada non è nulla. L’amministrazione non deve preoccuparsi, me ne andrò presto. Prima a Milano e poi in Toscana, dove portavo i miei bambini in vacanza d’estate».
Attilio ci congeda e si immerge nuovamente nella lettura del giornale, rifiutando anche l’offerta di un caffè. «Sto bene così. Non ho bisogno di nulla».