La Tosca di Puccini «Ritmo e tensione come fosse un film»
Il direttore d’orchestra Galli: «Ritmo e tensione. Il dramma di Puccini sembra un film»
Giacomo Puccini rientra tra le eredità ricevute dal nonno, appassionato d’opera. «Se non fosse stato per lui e i racconti del suo incontro con Puccini che il nonno vide, nascosto sotto le poltrone del teatro, durante le prove della Fanciulla del West, mentre si arrabbiava con i teatranti e saliva sul palcoscenico per dire loro dove mettersi, non avrei fatto questo mestiere», dice il direttore d’orchestra Valerio Galli.
Sua la bacchetta che domani alle 20.30 al Sociale, in replica domenica alle 15.30, guiderà I Pomeriggi musicali di Milano nella messinscena di Tosca. Opera di amore e morte, nel 2007 fu il trampolino di lancio per il giovane direttore, che alle spalle ha una vita spesa per il teatro, da comparsa a maestro di luci e suggeritore. Essere cresciuto a Viareggio, a pochi chilometri da Torre del Lago, sede della villa di Puccini e del festival pucciniano, e a poca distanza da Lucca, città natale del compositore, crea un legame innato, tanto che «dirigere una sua opera è stato un passaggio naturale», continua Galli.
Ma in undici anni si matura, si accumulano esperienze e il modo di vedere Tosca cambia. «Se nella mia prima direzione ero concentrato sull’aspetto sentimentale dell’opera, ora mi soffermo sull’azione — spiega —. Ho capito che Tosca comincia e non si ferma mai. Ciò non toglie la meraviglia e importanza della situazione amorosa, perché Puccini non faceva nulla senza amore». Nella messinscena di Andrea Cigni, che firma la regia del dramma in tre atti, coprodotto da Opera Lombardia e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, «la musica, dal suono caldo e pieno, e la scenografia si completano, nel rispetto della partitura, delle indicazioni di Puccini e del librettista. Cosa non scontata sulla scena teatrale d’oggi, dove si tende ad attualizzare e provocare — continua il direttore d’orchestra —. In questo caso basterà sedersi, ascoltare e osservare ciò che si consuma davanti agli occhi. Quello che si vede è la storia d’amore di una donna, la cantante Tosca, gelosa e preoccupata, che tiene al suo uomo, il pittore Mario Cavaradossi. È un’opera che a partire dall’attacco dell’antagonista Scarpia fa respirare l’aria della Roma corrotta, dove imperversano vendetta e ingiustizie. Tema attualizzabile, come tutti i soggetti di Puccini. In Tosca nulla è superfluo».
In questo titolo pucciniano «il dualismo tra realtà e finzione, tra religione e teatro, tra persone e personaggi è costantemente presente — aggiunge il regista nelle sue note —. I personaggi sono reali, tangibili, in una chiave di lettura cinematografica, come se ci fosse sempre un punto di vista che guida lo spettatore dall’inizio alla fine, con un ritmo di azione incalzante e carico di tensione».