Scaglia: manovra assistenzialista
Il presidente Scaglia: invece del reddito di cittadinanza Meglio reperire risorse per le professionalità che mancano
«Sarebbe stato meglio dedicare certe risorse a chi deve ricollocarsi o fare uno sforzo per trovare le professionalità che mancano»: il presidente di Confindustria Bergamo Stefano Scaglia, in vista dell’assemblea generale del 23 ottobre, parla della manovra definita dal governo: «Il messaggio che trapela è rinunciatario, non di sfida e positività». Quel che serve, secondo Scaglia, è «la crescita d’impresa, mancano grandi aziende che trainino quelle piccole». E il presidente di Bergamo invita solo a leggere in un contesto «completo», la frase del numero uno nazionale Vincenzo Boccia, che ha dichiarato di credere nella Lega.
Presidente Stefano Scaglia, il numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia ha dichiarato di credere nella Lega. Lei a chi crede?
«Il senso della frase si può cogliere solo in un contesto completo. Quanto a me, credo in quello che vedo. O meglio, in quello che non vedo. Non vedo investimenti, ma risorse finalizzate a provvedimenti “bandiera” da più parti. Il vero tema è creare posti di lavoro».
Uno dei nodi è la troppa politica di cui è tacciata Confindustria. Vale anche per Bergamo?
«Tutti facciamo politica, ma se parliamo di politica come schierarsi con una o l’altra parte, credo che Bergamo non l’abbia mai fatto. Bergamo fa politica in nome delle imprese. Rappresenta gli interessi e una parte importante della comunità e come tale porta dei messaggi orientati all’interesse della comunità stessa».
Ad esempio?
«Penso alla valorizzazione delle infrastrutture, al lavoro con il mondo della scuola, all’apertura delle aziende ai giovani. Un lavoro silenzioso e prezioso».
Tornando alla politica: la manovra è definita.
«Il messaggio che trapela è rinunciatario e non di sfida e positività. Oggi passa il concetto che tutto sia molto difficile, ragion per cui “vi diamo una mano per…”. Va, invece, ritrovato lo spirito di sacrificio perché ogni epoca storica ha vissuto le sue difficoltà. Sarebbe stato bello che i soldi del reddito di cittadinanza, anziché essere dati in modo assistenziale fossero stati dedicati per un aiuto alle persone per ricollocarsi. Occorre fare uno sforzo per aiutare queste professionalità e reperire quelle che mancano».
Le caselle vuote sono parecchie.
«Oggi non riusciamo a coprire, con figure professionali
❞ Nel 2019 è prevista una flessione degli ordinativi Una stasi degli investimenti si fletterà anche sull’andamento del comparto
dedicate, il 30% del fabbisogno che le nostre aziende manifestano in vari ambiti. Mancano tecnici di macchina, operatori informatici, per dirne solo un paio. E quando scatterà la “quota 100” con i necessari ricambi generazionali, la Bergamo produttiva andrà ancora più in crisi».
Intanto però la Bergamo dell’industria è in sella.
«Stiamo andando bene, ma in alcuni settori si profila un rallentamento. Non è un mistero che Angelo Radici abbia previsto un 2019 in flessione negli ordinativi del tessile rispetto all’anno in corso. Una stasi degli investimenti, da parte della clientela delle nostre aziende di meccatronica, si rifletterà anche inevitabilmente sull’andamento del comparto. Sta entrando in circolo un sentiment attendista, non positivo che un anno fa non c’era».
A che cosa ci si deve appellare?
«Alla crescita d’impresa, che è fondamentale per tutti. Tutti abbiamo voglia di crescere, anche perché per competere con successo occorre avere determinate dimensioni. In quest’ottica uno dei problemi è la mancanza di grandi imprese che abbiano agito da traino per quelle piccole. È questo a cui noi di Confindustria puntiamo. L’integrazione tra imprese di varie dimensioni è un fattore di stimolo. Vanno superati i vari steccati di categorie e dimensioni per guardare alla filiera e al fatto che tutti siamo inseriti in un unico sistema competitivo. In questa chiave la capacità di fare rappresentanza è importante. Pur tra le varie sfumature, dobbiamo essere uniti per il bene delle nostre imprese e delle nostre comunità».
A proposito di sfumature: che ne pensa di Confimi Industria che ha incassato una dichiarazione da Salvini?
«Tutti hanno il diritto di parlare con tutti e tutti possono portare idee ed opinioni».
❞ Serve la crescita d’impresa, mancano grandi aziende che trainino quelle più piccole. Da superare certi steccati, bisogna essere uniti
Tra le idee c’è anche quella di un Ministero delle Pmi.
«Se valutiamo i criteri europei, secondo cui una Pmi ha meno di 250 dipendenti il che significa il 98% del tessuto imprenditoriale, esiste già il MISE. Per chi è al di sotto dei 50 dipendenti si tratta di inserirsi in un sistema che possa garantire la crescita».
Che cosa significa oggi fare impresa?
«È un mestiere complicato, ci si deve dedicare a temi non collegati all’impresa stessa. Dalla burocrazia ad una serie infinita di problemi. Penso anche alla delocalizzazione della mia azienda. Non siamo ancora partiti. Detto questo, c’è più competizione e i tempi molto più veloci. Una volta era tutto più prevedibile. Anche i giovani devono capire che il tempo non è più una variabile ma è “la” variabile per eccellenza».
E fare il presidente di Confindustria?
«Implica tempo ed energie mentali. La creazione del consenso avviene con tempo e pazienza. Con gli interlocutori si discute e si devono trovare punti di convergenza. Il confronto è sempre utile, in presenza di situazioni complesse».
Immaginiamo il tema dello scalo.
«Si intravedono in provincia delle ipotesi da verificare. Il tempo stringe, auspichiamo di trovare una soluzione che possa garantire una rapidità d’azione rispetto ad una soluzione ottimale come collocazione».
Che cosa dirà ai suoi associati martedì?
«Porterò un messaggio su due livelli. Da un lato la positività dei numeri, cosa che nel Paese ormai si fa poco soprattutto se il numero, inteso anche come scienza e competenza, mette in discussione l’ideologia. Dall’altro diremo che cosa sia necessario fare per continuare in questo percorso, in un momento in cui ci pare di capire come, non solo in Italia, si stia tornando ad egoismi particolari e nazionali, rispetto ad interessi collettivi».
Che bilancio traccia del suo mandato a questo punto?
«Adesso arriviamo all’assemblea. Ne parliamo a giugno».