«Tasse da pagare sullo spaccio di droga presunto»
Com’è possibile far pagare le tasse agli spacciatori di droga se i loro soldi vengono sequestrati e i carichi di sostanze anche? Il calcolo dell’Agenzia delle entrate si basa sul giro d’affari presunto, rilevato da intercettazioni e altri accertamenti.
Gli spacciatori di droga chiamati a pagare le tasse: può sembrare assurdo ma la mossa della Procura di Trento (svelata ieri dal Corriere nelle edizioni di Bergamo e Brescia) è invece dettata da norme precise: una legge del 1993, approvata per contrastare Tangentopoli, e una disposizione della legge di Stabilità del 2016, che indicano chiaramente la necessità di trattare i proventi illeciti come una vera e propria base imponibile. È così che a 24 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, a Trento, l’Agenzia delle Entrate ha notificato due cartelle esattoriali per un totale di 5 milioni di euro: tasse non pagate sugli anni d’imposta 2015 e 2016, perché l’attività di quel gruppo va considerata come una vera e propria impresa, soggetta a Irap e Iva. E tra le persone che condividono quella cartella ci sono un marocchino che risulta residente a Bonate Sopra, 43 anni, e un suo connazionale che abitava in via Bologna a Zingonia di Ciserano (nelle torri Anna). Il calcolo sulle tasse dovute è stato fatto dalla Guardia di Finanza: per stabilire gli imponibili sono stati esclusi i quantitativi di droga e i soldi sequestrati. La stima è quindi sul giro d’affari presunto e sulle molte cessioni che emergono, in particolare, dalle intercettazioni telefoniche e dagli accertamenti sugli smartphone degli indagati.