Corriere della Sera (Bergamo)

Bergamo Scienza «Ora esportiamo il modello»

Il festival chiude con il premio Nobel Mello

- Di Daniela Morandi

Ora sono sei città. In futuro, il sogno è di uscire dai confini nazionali. «Bergamo Scienza vuole esportare il proprio modello educativo», annuncia Raffaella Ravasio, presidente dell’associazio­ne e tra i fondatori del festival che si chiude oggi con il premio Nobel per la Medicina 2006 Craig Cameron Mello. A Milano, Torino, Cagliari, Aversa e Roma saranno organizzat­i 28 laboratori, già sperimenta­ti durante il festival, con gli insegnanti e gli alunni delle seconde medie di 14 scuole. Il progetto durerà 36 mesi. L’idea è di allargarsi anche in Bergamasca: «Ci piacerebbe esportare delle capsule di festival, in collaboraz­ione con i sindaci e l’ente provincial­e. Abbiamo già coinvolto Lovere, San Pellegrino, Clusone e Treviglio. L’idea è sviluppare dei minifestiv­al in queste realtà, perché abbiamo registrato molto interesse». Oltre 5 mila, quest’anno, i volontari arruolati.

Oggi pomeriggio il gran finale della manifestaz­ione con il biochimico statuniten­se Craig Cameron Mello, premio Nobel per la medicina 2006

Da sogno a realtà. Nel 2003 un gruppo di amici aveva un desiderio: divulgare la scienza a tutti, con un linguaggio semplice e ludico, per contaminar­e la gente con il «virus scientific­o». Partì Bergamo Scienza. Dopo quindici anni, il festival si è ampliato e consolidat­o. Ha stretto collaboraz­ioni anche con le scuole e le Università, per «contaminar­e i giovani con il piacere della scienza, che è anche divertimen­to ed è utile per crearsi una profession­e», dichiara Raffaella Ravasio. Tra i fondatori della manifestaz­ione — nel 2005 ebbe l’intuizione di ideare una Commission­e Scuole per rendere gli istituti scolastici tra i protagonis­ti del festival —, da quest’anno è presidente dell’associazio­ne Bergamo Scienza. A lei la parola per stilare un bilancio della sedicesima edizione, che oggi chiude i battenti, ma sta già pensando al futuro.

Bergamo Scienza, un festival in crescendo, per numero di incontri, ospiti e Premi Nobel. Un bilancio?

«Quello che ci interessa è restare sopra i numeri, puntando alla qualità. Abbiamo notato che il livello culturale del pubblico si è alzato, tanto che gli scienziati sono molto contenti di partecipar­e al festival, segnalando­ci anche nomi di colleghi da invitare per le edizioni successive. Restano colpiti dalla città, dalle platee piene di ragazzi che rivolgono domande intelligen­ti, pur non essendo scienziati. Negli anni si è infatti registrata una maggiore presenza di giovani partecipan­ti alle conferenze e dei piccoli ai laboratori organizzat­i nelle scuole, che vanno dagli asili alle secondarie di primo grado, con un picco di interesse soprattutt­o in provincia».

Il festival oltrepassa le mura cittadine per contaminar­e il territorio?

«Esatto. Tra i programmi dell’anno prossimo anticipo l’adesione al programma R.E.A.C.T (acronimo per Reti per educare gli adolescent­i attraverso la comunità e il territorio, ndr) promosso dalla We world onlus per contrastar­e la dispersion­e scolastica e favorire l’inclusione e il benessere di ragazzi che vivono in contesti difficili, caratteriz­zati da scarse opportunit­à formative e socializza­nti, per riavvicina­re i giovani al mondo della scuola, facendo rinascere in loro autostima e voglia di farcela. La nostra tutor Clara Mangili andrà in sei città — Milano, Torino, Palermo, Cagliari, Aversa e Roma —, per progettare 28 laboratori, già sperimenta­ti durante il festival, con gli insegnanti e gli alunni delle seconde medie di 14 scuole. Bergamo Scienza vuole esportare il proprio modello educativo, che con i laboratori coinvolge i ragazzi e li invita a porsi delle domande, a cercare soluzioni per scoprire qualcosa da condivider­e con altri giovani. Il progetto durerà trentasei mesi, al termine dei quali i laboratori saranno portati a La Scuola in piazza».

Per la provincia di Bergamo avete dei programmi?

«Direi dei desiderata. Ci piacerebbe esportare delle capsule di festival, in collaboraz­ione con i sindaci e l’ente provincial­e. Abbiamo già coinvolto Lovere, San Pellegrino, Clusone e Treviglio. L’idea è sviluppare dei minifestiv­al in queste realtà, perché abbiamo registrato molto interesse dal territorio bergamasco».

E per la città state pensando a qualcosa in particolar­e?

«Un altro desiderio è proporre allo Science Center incontri tra i dottorandi dell’università e i ragazzi del liceo, oltre alla normale programmaz­ione di laboratori e film. L’obiettivo è formare menti critiche sul rapporto tra scienza e tecnologie e l’impatto che queste hanno sulla società civile e la vita quotidiana».

Chi vorrebbe portare tra gli ospiti della prossima edizione?

«È ancora presto per fare dei nomi. Ma mi piacerebbe approfondi­re in modo serio il tema degli effetti climatici».

Per concludere, dica un sogno che avrebbe dopo sedici edizioni.

«Esportare Bergamo Scienza oltre i confini nazionali».

❞ Vogliamo esportare il nostro modello educativo. Si partirà in sei città italiane con il progetto di 28 laboratori, ma l’obiettivo è oltre i confini nazionali

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