Porcino e le telefonate col carrozziere
I presunti raggiri alle assicurazioni: «Abbiamo messo in preventivo una bella cifra»
«Una lavatina davanti... Una bella pulita... Due foto... Fine... Alla fine abbiamo messo in preventivo una bella cifra». Così, secondo l’accusa, parlava un carrozziere compiacente all’ex direttore del carcere Antonino Porcino, che gli aveva portato la sua auto. Una piccola ammaccatura si era trasformata in un paraurti da sostituire e verniciare. E l’assicurazione aveva pagato un indennizzo di 950 euro.
Le compagnie assicurative sono come bancomat per Antonino Porcino. Così, almeno, ricostruiscono carabinieri e Finanza nelle due inchieste che coinvolgono l’ex direttore del carcere. La più datata è legata a un giro di estorsioni e Porcino ci finisce in mezzo per caso: seguendo una presunta banda organizzata, ora in carcere, la Gdf «ascolta» telefonate in cui si parla di finte grandinate e motori usati. Il filone più recente è quello con lui al centro e le due ordinanze che lo hanno portato dall’altra parte delle sbarre, a giugno, dieci giorni dopo la pensione, e ora ai domiciliari a casa della sorella, a Reggio Calabria. Tra bustarelle e mani allungate — tutto da provare —, Porcino avrebbe guadagnato, e fatto guadagnare, appoggiandosi a carrozzerie di fiducia. Come quella a Osio Sotto gestita dall’amico Ezio Bonfanti, coindagato.
Il primo marzo 2018, Porcino riceve la telefonata del perito che deve occuparsi della sua Nissan Qashqai leggermente danneggiata: era parcheggiata, la donna che l’ha urtata gli aveva lasciato i suoi dati per la costatazione. Gentile. Per il gip Lucia Graziosi, è significativo che al perito si presenti subito come «il direttore del carcere» e che precisi di avere molto da fare, anche se in quel periodo era a casa in malattia (una finta malattia, per l’accusa). Subito dopo contatta Bonfanti, che «preso in mano la faccenda». Per il giudice, «il tenore delle conversazioni esprime la connotazione fraudolenta delle condotte». Anche perché di lì a poco l’allora capo di via Gleno si accorda con un dipendente della carrozzeria per la «mise en scene». Vicino alla sua macchina fanno trovare al perito il paraurti di una 500 come per sostituirlo e riverniciarlo. «Una lavatina davanti... Una bella pulita... Due foto... Fine... Alla fine abbiamo messo in preventivo una bella cifra», dice il meccanico. Sono 1.338 euro, Allianz ne paga 950, e pazienza per l’automobilista gentile. Qualche scrupolo Porcino se lo fa an- che: «Poi dico... Ma cazzo... Quando è che ti capitano questi soldi, dai...».
Guadagna lui e fa guadagnare. Adriana Cattaneo, detta Teresa, l’ex responsabile dell’infermeria sospesa otto mesi dal lavoro, è indagata per i farmaci rubati ma anche di simulazione e fraudolento danneggiamento di beni assicurati. A marzo 2018 denuncia che la sua Nissan Qashqai è stata danneggiata e che i vandali si sono portati via l’autoradio. Al giudice appare «del tutto inverosimile», perché le autoradio, ormai, valgono zero. E poi c’è una telefonata in cui chiede consigli a Porcino sulla carrozzeria Autoriparaha zioni Multicar a Pontevico (Brescia, coindagato il titolare Giambattista Ranzenigo). Agli inquirenti è chiaro dove vogliano andare a parare. «Però deve farmi saltare fuori dai due ai tremila euro», sussurra Cattaneo. Lui: «Per cosa?». Lei a voce ancora più bassa: «Per gli atti vandalici». Porcino: «Ah». Cattaneo: «(...) E quindi cosa dici?». Porcino: «Certo, fallo...». E ancora: «È una persona seria, dai...». Lei: «Cosa dici? Mi posso fidare?». Porcino: «Sì, sì... Non c’è problema...». Alla fine l’assicurazione Axa liquida un indennizzo di 2.254 euro.