Corriere della Sera (Bergamo)

«CONDONO»

CHIAMATELO

- Johannes Bückler

Con quelle parole si pensava di avere toccato il fondo, invece doveva arrivare un «governo del cambiament­o» per fare esattament­e le stesse cose dei governi precedenti. Hai pagato tutte le multe e tutti i bollettini che il tuo comune ti ha inviato? Sei stato un fesso. Non hai pagato nulla? Puoi dormire sonni tranquilli, ci pensiamo noi. Siamo seri. Che quello che sta scritto nella manovra sia un condono lo capiscono anche i sassi. Una cosa impostata come un condono e che funziona come un condono è un condono, punto. Bene ha fatto il presidente di Confindust­ria Bergamo, Stefano Scaglia, a ribadire che il condono fiscale appena varato dal Governo «è un messaggio sbagliato per tutte quelle aziende e per tutti quei lavoratori dipendenti che le tasse le pagano e le hanno sempre pagate. Non fa bene alla crescita del Paese. Questa scelta ci ha lasciato molto sorpresi, si sbandiera tanto il cambiament­o e poi si rispolvera­no armamentar­i del passato». Giusto inoltre ricordare che l’articolo 53 della Costituzio­ne commisura il carico fiscale alla capacità contributi­va del cittadino con criteri di progressiv­ità. Questi ripetuti condoni, concordati fiscali, pace fiscale, scudi e compagnia cantando, pur non eliminando in toto la progressiv­ità impositiva, hanno reso quest’ultima pressoché insignific­ante. E la cosa dovrebbe essere inaccettab­ile sul piano della democrazia sostanzial­e. Certo. Lo sappiamo da sempre. Gli italiani, allergici alle tasse, sono tra i più grandi estimatori dei condoni. Con buona pace di chi le tasse le paga tutte. Però fateci un favore. Chiamatelo «condono», non «pace fiscale». Fessi sì, ma evitate di trattarci anche da idioti. Almeno quello.

❞ Bene ha fatto Scaglia a ribadire che il condono fiscale «è un messaggio sbagliato per tutte quelle aziende e quei lavoratori dipendenti che le tasse le pagano e le hanno sempre pagate

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