Corriere della Sera (Bergamo)

Sparatoria, pugno duro del tribunale

Trescore, per la moglie e i due figli condanne dai 3 ai 6 anni. Ma gli avvocati: legittima difesa

- Di Giuliana Ubbiali

Il Far West a Trescore, dell’8 agosto dell’anno scorso, è finito con quattro condanne dei Nicolini. La più alta per il capo famiglia, 10 anni e 8 mesi a fronte della richiesta del pm di 4 anni e 11 mesi. Per moglie e figli, condanne dai 6 ai 3 anni. Gli avvocati hanno sostenuto la legittima difesa: i Nicolini reagirono agli spari arrivati da altre automobili. Gli imputati, negli interrogat­ori, dissero di essere finiti in una trappola degli Horvat, rivali da anni, che però allo stato non sono sotto accusa. Tribunali a parte, le due famiglie rom hanno dichiarato una tregua attraverso cinque pacieri. Tutto su Facebook. Chi ha violato le regole, non avrà mantenuto la parola.

La giustizia in aula, la giustizia in salotto. Due mondi paralleli si sono incrociati nella rivalità lunga tre anni, tra le famiglie rom Nicolini e Horvat, finita a colpi di pistola e suv lanciati a bomba. Erano le 14.30 dell’8 agosto di un anno fa, martedì giorno di mercato sul piazzale Pertini, di Trescore, a due passi dall’ospedale.

Ieri la giustizia ha fatto il suo corso, sul fronte dei Nicolini. Il gup Maria Luisa Mazzola ha condannato il capo famiglia Giorgio Nicolini (in carcere) a 10 anni e 8 mesi, più del doppio della richiesta del pm Antonio Pansa di 4 anni e 11 mesi. Sei anni (3,7 chiesti) per la moglie Angelica Pellerini, di 51 anni. Tre anni e un mese per il figlio venticinqu­enne Kevin, e tre anni e quattro mesi per il figlio trentaquat­trenne Elvis (2 chiesti). Tentato omicidio, per tutti. Per il capo famiglia pesa la recidiva reiterata, per estorsione ed usura. Per i figli le condanne sono state più basse perché non erano armati, ha riconosciu­to il giudice. La madre sì (come il marito), invece, anche se lei lo nega e il guanto di paraffina rilevò pochissime tracce sulle mani (lavate, secondo l’accusa). Giacche, pantaloni, tagli di capelli e barbe alla moda, i Nicolini erano accompagna­ti da alcuni parenti che alla lettura della sentenza sono rimasti di sasso: «Dieci anni», hanno ripetuto in corridoio le parole del giudice. È la giustizia.

Ma tre mesi fa Nicolini e Horvat hanno fatto pace davanti al «loro» tribunale. È stato accennato in udienza, ieri, ed è stato pubblicato su Facebook. Cinque capi di altre famiglie arrivati da mezza Italia sono andati dagli uni e dagli altri. I rappresent­anti dei due gruppi hanno preso l’impegno di non scontrarsi più. Non è come stare seduti alla stessa tavola, ma alcuni di loro si sono già incrociati al ristorante o nella chiesa evangelica senza che accadesse nulla. O, almeno, non c’è notizia di liti, minacce o scontri. Anche perché, secondo le regole del mondo parallelo dei rom, se la parola data venisse violata tutta la famiglia verrebbe emarginata come traditrice. Se si tratta di un armistizio o di un trattato di pace lo dirà il tempo.

Intanto, sulla ricostruzi­one di quel Far West sotto il sole di agosto mancano dei tasselli. Gli avvocati Anna Marinelli e Stefano Grolla, per i Nicolini, hanno sostenuto che si trattò di legittima difesa. Reagirono agli spari arrivati da più fronti, è la loro ricostruzi­one, anche sulla base dalla testimonia­nza dei carabinier­i alla precedente udienza. Negli interrogat­ori, i Nicolini dissero da subito di essere stati attirati dagli Horvat in un appuntamen­to-trappola. Allo stato, però, sono finiti loro sotto accusa. Ma gli Horvat c’entrano qualcosa? C’erano? Il loro nome è entrato in scena non solo perché lo fecero i Nicolini durante gli interrogat­ori. L’Hummer grigio su cui piombarono l’Hummer mimetico e l’Alfa 166 dei Nicolini era degli Horvat. Dentro c’erano cinque buttafuori, tra cui Davide Carabetta, 37 anni, di Como (avvocato Simone Gatto), che ha chiesto ai Nicolini un risarcimen­to di 200.000 euro. Richiesta respinta dal gup: ha già ricevuto 7.000 euro. La sua versione è che altre volte lavorò per gli Horvat, come guardia del corpo. Anche quel giorno, ma non sapeva che cosa dovesse fare se non presidiare il piazzale alla guida dell’Hummer.

Una parte di ciò che accadde venne ripreso dalle telecamere, ma non tutto e la difesa ne ha parlato. I Nicolini arrivarono con una Mercedes, l’Hummer mimetico e l’Alfa. Spuntò l’Hummer grigio, sfrecciò una Fiat Croma da cui sarebbero partiti dei colpi, altri sarebbero arrivati da un’altra auto rimasta fuori dal raggio delle telecamere. Spararono quattro pistole. Un pezzo di storia mancante.

Su Facebook Il video con cui le due famiglie si impegnano davanti a cinque pacieri a non scontrarsi più

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La scena dell’agguato nell’agosto 2017 a Trescore
 ??  ?? Lo schianto L’hummer mimetico e l’Alfa 166 dei Nicolini piombate contro un Hummer grigio con a bordo cinque persone, secondo le indagini buttafuori al servizio della famiglia Horvat
Lo schianto L’hummer mimetico e l’Alfa 166 dei Nicolini piombate contro un Hummer grigio con a bordo cinque persone, secondo le indagini buttafuori al servizio della famiglia Horvat

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