Scalo merci: sulle aree Md trattativa ancora aperta
E alle ex Acciaierie di Cortenuova sbarca anche Italtrans
È ancora aperta la trattativa per portare in provincia lo scalo merci da Bergamo (foto) e permettere la creazione della futura Porta Sud. Tra le ipotesi ci sono Calusco, Verdellino e Cortenuova, e l’area delle ex Acciaierie di proprietà del colosso della grande distribuzione Md.
L’ipotesi, perché tale è con tutte le implicazioni e le declinazioni del caso, resta in pista. E tutte le parti in causa, con Confindustria in testa e più che mai proattiva sul tema, ci continueranno a puntare. Oltre che a lavorare, perché il problema dello scalo merci ferroviario, destinato a lasciare la città, è annoso ed una soluzione va trovata al più presto. E soprattutto perché, in giro, in tutti questi anni, non si sono trovate grandi alternative. L’acquisto da parte di Italtrans di una porzione di area delle ex Acciaierie di Cortenuova non pregiudica, infatti, la possibile realizzazione dello scalo merci proprio lì, in quella desertica area di pianura abbandonata dai sacri fuochi del commercio.
Questo semplicemente perché non è nei 47 mila metri quadrati che la Bcc Oglio e Serio ha ceduto al colosso orobico della logistica, con uno switch immobiliare- finanziario, che si sarebbe, eventualmente, insediato lo scalo merci, una delle spine nel fianco del sistema industriale bergamasco. La zona è la stessa, ma l’area dove lo scalo potrebbe planare, con una metratura di circa 50 mila metri, è confinante con quella acquistata da Italtrans. Il terreno insiste, infatti, sulla proprietà di Md, dove il gigante della grande distribuzione intende realizzare il suo futuro polo di stoccaggio. È un’area, cioè, interna ai 400 mila metri quadrati che a gennaio di quest’anno il patron di Md, Patrizio Podini — attraverso Sequenza spa — ha acquistato per 13 milioni e 85 mila euro dalla stessa Bcc con l’idea, in continuità con la politica del gruppo, di piazzarci un centro logistico come quello già attivo a Trezzo sull’Adda. La trattativa che gli attori territoriali, capitanati da una Confindustria più che mai sul pezzo, stanno intavolando da mesi, sottotraccia e senza clamori, vede dall’altra parte del tavolo proprio il secondo player italiano della Grande distribuzione organizzata, che nel 2018 ha dato il via ad un piano di sviluppo triennale con 90 punti vendita e investimenti per 488 milioni di euro.
La possibile acquisizione è sul tavolo, se ne sta discutendo da mesi anche nella cabina di regia dei tavoli Ocse, con tutti gli elementi di una trattativa indubbiamente non facile, ma non per questo impossibile. I fattori da mettere in sequenza sono parecchi, la metratura, i tempi tecnici, le esigenze dell’operatore Rete ferroviaria italiana, le condizioni economiche di chi cede e di chi compra. Insomma, per portarla a casa, occorre un filotto di ok, che consentirebbe la realizzazione di una struttura relativamente limitata in termini di merce trasportata, con un treno e 30 autocarri al giorno. L’area in questione è già attraversata da uno scambio che, partendo dalla stazione di Calcio, è stato tagliato a metà. Un binario morto, ma che potrebbe riattivarsi abbastanza agevolmente.
Sulla questione c’è tornato nel suo «discorso d’arrivederci» alla platea confindustriale anche il presidente della Provincia Matteo Rossi, che ha parlato di dialogo già intavolato: «Stiamo provando a ragionare, alcune soluzioni non sono state finalizzate — ha spiegato Matteo Rossi —, ma credo che un tempo breve ci porterà a risolvere il problema».