Il vescovo Beschi «Giulia merita la beatificazione»
Beschi la incontrò ai funerali di Yara: «Forza attrattiva» Il papà: «È lei la nostra guida»
Il vescovo Francesco Beschi chiede la beatificazione di Giulia Gabrieli. È la ragazza, di 14 anni, scomparsa nel 2011 dopo due anni di lotta contro un tumore. La conobbe ai funerali di Yara: «Ricchezza interiore».
La notizia è una di quelle che un genitore non riceve tutti i giorni. Antonio Gabrieli, padre di Giulia, ieri ha saputo in diretta, insieme alla moglie Sara e al figlio Davide ospiti della trasmissione «Bel tempo si spera» su TV2000, che il vescovo Francesco Beschi vuole avviare la causa di beatificazione per sua figlia Giulia. Un nome che racchiude una storia straordinaria, nella sua normalità: malata di tumore, per due anni affrontò la malattia con coraggio, fede contagiosa e caparbietà, morendo il 19 agosto di sette anni fa, a casa sua, nel quartiere di San Tomaso de’ Calvi, mentre si concludeva la Via Crucis dei giovani alla Giornata mondiale della gioventù a Madrid. Aveva 14 anni.
Il vescovo la conobbe durante i funerali di Yara Gambirasio. Al termine, Giulia gli si avvicinò, chiedendogli di poterlo incontrare. «Quando ci vedemmo rimasi con lei quasi tre ore. Parlò quasi sempre lei. Aveva una straordinaria capacità comunicativa e ricchezza interiore. Aveva una misteriosa forza di attrazione, che ha mantenuto anche dopo», ricorda il vescovo, annunciando l’intenzione di avviare la causa di beatificazione. «Per un genitore sapere della possibile beatificazione del proprio figlio è qualcosa di bello e straordinario», dichiara Gabrieli, con parole tra il sorpreso e il felice. Non era la prima volta che andava con la sua famiglia negli studi televisivi romani per portare la testimonianza di vita di sua figlia. «Dove Giulia chiama, andiamo, sia in televisione, in città o fuori regione. Attraverso l’associazione conGiulia onlus è un continuo camminare con lei per portare avanti il percorso che ci ha indicato. Non è un caso che la sua canzone preferita fosse Strada facendo, che invita a non sentirsi soli e ad andare avanti», dice, ricordando la fede entusiastica e la positività della figlia. Certo ieri non si aspettava l’annuncio in tv del vescovo: «Pensiamo di avviare il percorso di riconoscimento di santità giovane, che avrà i suoi tempi — ha detto Beschi —. Se, in occasione del Sinodo dei giovani, si riuscisse a dare un segno d’avvio, saremo felici».
Secondo il diritto ecclesiastico il processo di beatificazione è complesso e richiede anni. Il vescovo di Bergamo ha per il momento manifestato una volontà, ora deve richiedere al Vaticano l’indizione della causa. A dare l’autorizzazione è la Congregazione delle cause dei santi. Una volta ricevuta, inizia un processo vero e proprio con la raccolta di testimonianze, scritti e documenti sulla vita di chi si vuole beatificare. Terminata l’istruttoria diocesana, gli atti vengono trasmessi alla Congregazione, che li analizza sino a produrre la «positio», ossia la sintesi della documentazione che prova l’esercizio eroico delle virtù. Se la Santa sede la accoglie, il candidato diventa «Servo di Dio», riconoscimento di una vita significativa. Ma per la beatificazione occorre anche il riconoscimento della fama sanctitatis, ovvero la convinzione tra la gente della santità di chi si vuole beatificare, e un miracolo attribuito all’intercessione del «Servo di Dio», avvenuto dopo la sua morte. Se si verifica, viene presentato al Papa che proclama la persona beata. «Il vescovo ha espresso una sua volontà — continua Gabrieli —. Vedremo col tempo cosa si concretizzerà. Non ci affidiamo alla chiesa di Bergamo e al nostro vescovo».