Capitan Pecchia: «Quel boato del PalaFacchetti»
Non capita a molti di fare sfracelli al primo derby, a 21 anni ancora da compiere, da capitano. Andrea Pecchia giovedì contro Bergamo si è iscritto in un ristretto pantheon con una prestazione da raccontare ai nipotini: 28 punti e 39 di valutazione con 6/9 da 2 e 3/5 da 3. Come se non bastasse, nella collana di prodezze ha incastonato anche due canestri da mandare a memoria: una tripla sulla sirena da centrocampo e un coast to coast chiuso con schiacciata. «È stata la partita più bella della mia breve carriera — racconta l’esterno —. Un’emozione così non l’avevo mai provata».
È riuscito a dormire?
«H dormito 2 ore e fino alle 6 non ho chiuso occhio. L’adrenalina non finiva più: continuavo a ripensare alle azioni. Dopo la schiacciata c’è stato un boato pazzesco: la cornice di pubblico era impressionante. Credo che si sia mosso il PalaFacchetti».
Si immaginava di avere 28 punti nelle mani?
«Credo sempre di poter far meglio. La consapevolezza c’è, anche se resto umile. Se le partite sono difficili mi esalto: quando eravamo sotto di 16, cercavo di essere sempre positivo e dicevo agli altri che la partita era lunga. Siamo giovani, continuiamo a crescere, corriamo tanto: la svolta doveva venire in automatico».
Si è mai chiesto: «Ma come si fa il capitano?»
«Mi sono chiesto come potevo essere utile nel nuovo ruolo. Vuol dire aiutare i compagni e tenere unito il gruppo. Penso di esser riuscito a farlo bene sia in partita che in allenamento.».
È difficile farsi rispettare dagli americani avendo solo 20 anni?
«Non guardo in faccia nessuno: se c’è da sgridare qualcuno tratto alla stessa maniera D’Almeida che ha 16 anni e Roberts che ne ha 30. A volte con toni alti, diciamo che la personalità non mi manca».
Qual è stato il messaggio più bello che ha ricevuto?
Da capitano «Ho vent’anni ma non manca la personalità: non ho problemi a riprendere i trentenni»
«Quello del capitano… l’ex capitano Lele Rossi prima della partita. Ci siamo fatti una promessa in caso di vittoria, ma non la posso svelare».