Corriere della Sera (Bergamo)

COLPITI SUI SOLDI

- Di Riccardo Nisoli

Da quando Walter Mapelli si è insediato a capo della Procura di Bergamo, le inchieste contro i grandi evasori e gli imprendito­ri abituati a spolpare le aziende ai danni dell’Erario hanno registrato un’impression­ante accelerazi­one. Ieri il sequestro da 25 milioni di euro a un ricco antiquario di Bergamo, arrestato per autoricicl­aggio. Due settimane fa altri 9 milioni bloccati alla vedova di un presunto bancarotti­ere di Arcene, che ufficialme­nte faceva l’operaia (solo per citare gli ultimi casi). Due sequestri che hanno già retto al vaglio di un giudice. È ancora lunga la strada per arrivare alla meta, ma questi primi passaggi di verifica giurisdizi­onale danno l’idea di inchieste solide. E soprattutt­o restituisc­ono l’immagine di una giustizia che non si accanisce (e spesso si perde) su storie al limite dell’insignific­ante, dove l’iter processual­e costa più del maltolto che si va a recuperare. Qui si punta in alto. E la posta in gioco vale tutti gli sforzi investigat­ivi. In un (dis)ordine giudiziari­o dove la pena non è mai certa e la prescrizio­ne è sempre dietro l’angolo, il fatto di toccare sul portafogli chi si è arricchito ai danni dello Stato diventa la sanzione più incisiva e il deterrente più efficace contro chi vuol fare il furbo.

Non si nascondano, certi magistrati (e certe Procure) che si perdono in inezie per fare statistica, dietro l’alibi dell’obbligator­ietà dell’azione penale. Sanno benissimo che hanno tutto il potere discrezion­ale per concentrar­e le poche risorse a disposizio­ne sui fascicoli più importanti.

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