Riciclaggio, sequestro da 25 milioni
Arrestato consulente, sigilli a centinaia di quadri tra cui Canaletto, Hayez e Modigliani
Èai domiciliari nel suo personale museo con opere di Modigliani, Canaletto, anche una versione del Bacio di Hayez. Gianfranco Cerea, 56 anni, casa nel quartiere di Santa Lucia, in città, è accusato dalla Procura di irregolarità nella procedura della voluntary disclosure e di autoriciclaggio. Tutto fatto, secondo le indagini della Finanza, per arricchirsi commerciando in opere d’arte. Ne sono state sequestrate per 25 milioni di euro.
Due giovani ai piedi di una scala. Lei stringe lui e lui prende il volto di lei con una mano. È «Il bacio» di Francesco Hayez, olio su tela. L’originale è alla Pinacoteca di Brera, a Milano. Ma un diverso originale battuto da Sotheby’s, una delle più note case d’asta di Londra, 94 per 122 centimetri, anno 1861, è nella casa di Gianfranco Cerea, 56 anni, libero professionista nel settore della finanza. E collezionista d’arte. Anzi, commerciante d’arte secondo la Procura, che gli ha sequestrato un lungo elenco tra dipinti e sculture, e l’ha fatto arrestare su ordinanza del gip. È ai domiciliari, nel quartiere chic di Santa Lucia, sospettato di aver mentito sulla «voluntary disclosure», una sorta di auto denuncia per regolarizzare il rientro di capitali e attività dall’estero, e di autoriciclaggio.
Opere d’arte e disponibilità finanziarie, il sequestro ha un valore complessivo di 25 milioni. I 77 quadri dell’elenco dei beni rimpatriati con firme del calibro di Brueghel, Vanvitelli, Manzoni, Fontana e Boldini e altri tesori appesi alle pareti di casa Cerea. Ma anche conti e altri 200 tra quadri e sculture, fino alla concorrenza degli 11.130.000 euro del presunto riciclaggio. Nell’elenco, in questo caso, ci sono nomi come Canaletto, Modigliani, Burri, Arcimboldi, Cerruti, Pomodoro, Baschenis. Ai domiciliari, Cerea ha il divieto di parlare. Lo fa per lui l’avvocato Enrico Mastropietro, che ieri l’ha incontrato: «Faremo i riesami, sulla misura cautelare personale e su quella reale. Abbiamo ragione di dubitare della fondatezza dell’ipotesi accusatoria, posto che tutte le tesi vanno rispettate». In quella stessa casa dove è appeso «Il bacio», il 20 ottobre 2015 andarono le Fiamme gialle del Nucleo di polizia economico finanziaria . Inizia da lì questa vicenda, da una verifica fiscale sulla S.I.F.F. srl, Servizi integrati finanziari e fiscali, di via Verdi, di cui Cerea è amministratore unico. Quattro giorni dopo Cerea chiede all’Agenzia delle Entrate di avviare la «collaborazione volontaria» su attività detenute all’estero pari a 33.593.072 di euro. Allega l’elenco delle opere d’arte: il costo di acquisto di 17.679.546 euro (nel 2009) è lievitato a 25.944.984 euro (nel 2013). Lo fa a livello personale, non c’entra la società, sostiene. Non così per il procuratore Walter Mapelli e il pm Emanuele Marchisio, tesi condivisa dal gip Massimilia- no Magliacani: Cerea è corso ai ripari «vistosi scoperto dalla Guardia di finanza» e così facendo ha «messo in crisi» il requisito della pace con il Fisco, la scelta spontanea di farsi avanti; l’ha fatto «al fine di legittimare il possesso di un ingente patrimonio accumulato in Italia e all’estero sotto forma di opere d’arte».
La differenza tra collezionista e commerciante non è formale. Per sistemarsi con il Fisco, Cerea versa poco più di 3 milioni di euro. Ma secondo la Procura, mentendo sulla sua attività ha omesso di versare 1.959.208 di euro in più.
Una parte delle opere è in casa sua, un’altra era nel garage di un’anziana. Ma la lente delle finanza si è concentrata sui quadri trasferiti a una cliente una volta «regolarizzati» con la «finta voluntary». Il presunto auto riciclaggio. Cerea, si legge negli atti, ha fatto girare le opere attraverso società estere, con sede in Svizzera e a Panama, «per aumentarne il valore e, infine, ad esempio, donare l’opera d’arte all’Accademia Carrara e Gamec».
La Procura sospetta che l’indagato abbia fornito alla cliente (la sua posizione è al vaglio) il denaro per acquistare i tesori. Il giro ricostruito. L’11 dicembre 2015 lei vende delle quote di una sua società alla S.I.F.F., per 35 milioni. Dal 14 versa denaro a società riconducibili a Cerea. Il gip: «Più che le parole contano i numeri: 7, 16, 11 milioni». Gli ultimi vengono accreditati direttamente all’indagato.
Domanda: dove è l’attualità che giustifica l’arresto per fatti del 2015? «L’attività illecita dell’indagato è proseguita», scrive il gip. Che cita un’intercettazione del 21 ottobre 2017 in cui Cerea parlando di sé dice «un privato che si è mosso in maniera abbastanza brillante, dove ne ha fatte di (ride) in senso buono di tutti i colori» e che ha realizzato «un mare, cioè diciamo somme importanti sono state incassate senza lasciare nessun tipo di tassazione».