Processo Ubi, battaglia sui diari di Lucchini
La difesa: sequestrati per altro. Il pm: stessa vicenda Parti civili Jannone e gli altri candidati all’assemblea
Il tribunale ha deciso sulle parti civili, al processo ai vertici di Ubi. Ammesso Giorgio Jannone e altri candidati all’assemblea del 2013, non ammessi invece i semplici soci. Gli avvocati hanno chiesto l’inutilizzabilità dei diari del commercialista che annotava tutti gli incontri, il pm si è opposto. Attacchi della difesa al capo di imputazione, ritenuto indeterminato.
Il commercialista Italo Lucchini lo disse nell’interrogatorio in Procura, il 9 marzo 2017: «Leggete tutto». Parlava delle 650 pagine di annotazioni che nel processo ai vertici di Ubi hanno un doppio volto. Il pm Fabio Pelosi ci trova incontri, date e nomi, la conferma che la gestione della banca era decisa sottobanco dalle anime bresciana e bergamasca.
La difesa, per Lucchini l’avvocato Roberto Bruni, in udienza preliminare indicò in quelle pagine la smentita dei patti occulti contestati dalla Procura. Ieri, nelle questioni preliminari, le difese hanno parlato di nuovo del diario del commercialista. Stavolta, per farlo uscire dal processo. Lo ha chiesto per primo l’avvocato Mauro Angarano, per il presidente del Consiglio di Sorveglianza Andrea Moltrasio. Non è utilizzabile, è l’obiezione, perché venne sequestrato nell’indagine per un’altra ipotesi (la truffa della barca) poi archiviata. Dopo di lui Bruni, che ha parlato di «sequestro a strascico. Va invece fatto per quello per cui si sta procedendo». Il pm ha replicato difendendo il sequestro. Si capisce perché, dal momento che il diario è una parte significativa dell’indagi «disagio»: ne: «La vicenda è la stessa, la Guardia di finanza non poteva esimersi. Per altro, una parte dei diari è stata prodotta dalla stessa difesa a supporto della propria versione».
Il collegio presieduto dal giudice Antonella Bertoja deciderà il 5 novembre su questa e su un’altra questione che ha acceso le difese. Si tratta di schermaglie preliminari che però possono determinare il seguito del processo ai 31 imputati, banca compresa, tra i quali Giovanni Bazoli, Mario Cera, Emilio Zanetti, il ceo Victor Massiah. Il capo d’imputazione è stato bersagliato da una sequenza di «mi associo». Per gli avvocati è indeterminato. L’avvocato Andrea Pezzotta, per l’industriale Mario Mazzoleni, ha parlato di «Prima si dice che c’erano i patti parasociali, cioè esterni alla banca. Nel periodo successivo che erano interni tanto da essere stati superati con la modifica dello statuto. Poi che risalgono alla fondazione dell’istituto. Sono tre cose completamente diverse in conflitto tra di loro. Da che cosa dobbiamo difenderci?». Il pm Pelosi ha ribattuto che nel capo di imputazione (cinque pagine) si contestano condotte diverse, comunicazioni omesse e condotte commesse, non in contraddizione tra di loro.
Ieri, il tribunale ha deciso sulle parti civili. Consob era già stata ammessa in udienza preliminare, Bankitalia non l’ha mai chiesto. Solo per l’illecita influenza nell’assemblea dell’aprile 2013, sono stati ammessi i candidati alle liste concorrenti a quella vincitrice di Moltrasio: il capolista Giorgio Jannone, Piero Bertolotto, Luciano Franceschetto e Stefano Vedovato; Vittorio Cividini e Dorino Agliardi (lista Resti). Fuori, invece, Marco Bava e Roberto Peroni: i soci, a differenza dei candidati, non possono aver subìto un danno. Quanto ai presunti patti occulti, il tribunale ha spiegato che solo gli organi di vigilanza possono lamentare un danno. Soddisfatto Jannone: «Svolgeremo il nostro compito con la dovuta severità, mantenendo, come sempre, quale obiettivo primario il bene della nostra Banca».
Il calendario
Il 5 novembre il tribunale deciderà sulle schermaglie iniziali, poi si va al 3 dicembre