Corriere della Sera (Bergamo)

Chiesa all’asta Fontana: «Errore dell’ospedale»

Il governator­e: moschee, la legge non cambia

- Di Simone Bianco e Silvia Seminati

Il presidente della Regione, Attilio Fontana, arriva a Bergamo per partecipar­e al Festival Città Impresa e non si sottrae alle domande sulla vicenda della chiesa degli ex Ospedali Riuniti, per qualche ora virtualmen­te finita nelle mani dell’Associazio­ne Musulmani. Il governator­e leghista conferma che la Regione lo impedirà, comprando la cappella, e non risparmia parole dure per alcuni dei protagonis­ti di queste giornate dense di tensione. Per esempio, Fontana non nasconde la sua irritazion­e nei confronti del direttore generale dell’ospedale di Bergamo, Carlo Nicora, ritenuto il responsabi­le di questo passo che tanto ha irritato la Lega. Il presidente della Regione, poi, non raccoglie l’invito del vescovo Francesco Beschi a garantire a tutti la libertà di culto. «La legge regionale va benissimo così com’è — dice Fontana —, non la cambieremo».

❞ Sui dubbi di Gori La legge prevede il diritto di prelazione, possiamo esercitarl­o anche dopo l’apertura delle buste e acquistare la chiesa. In questo modo non ci sarà spazio per alcun ricorso

Sull’appello di Beschi

Il vescovo chiede responsabi­lità per consentire a tutti di avere luoghi di culto? Le possibilit­à ci sono già, la legge anti moschee non cambierà

Dopo l’annuncio del governator­e Attilio Fontana di voler esercitare il diritto di prelazione, la vicenda della chiesa degli ex Ospedali Riuniti sembra chiusa. Giovedì l’Associazio­ne musulmani si era aggiudicat­a la vendita dell’edificio, con un rialzo dell’8% su una base d’asta di 418.700 euro, ma poi la Regione ha deciso di ricomprars­elo. I musulmani vedono così sfumare il progetto di realizzare un centro islamico nell’area degli ex Riuniti e continuera­nno a dover pregare sotto il viadotto di Boccaleone, negli spazi di proprietà del Comune, almeno fino a quando non troveranno una nuova sistemazio­ne R.esta poi la questione politica, sollevata da questa vicenda. Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori continua ad avere dubbi sulla mossa del governator­e. «Regione Lombardia, e la Lega, quando si sono accorte, esattament­e, che la chiesina dell’ex ospedale è un “simbolo della cristianit­à”? Prima o dopo aver deciso di venderla come un qualunque garage?», si chiede Gori su Facebook. Poi aggiunge: «A proposito della prelazione, non dovrebbe essere esercitata “pre” cioè prima della vendita?». A un altro livello, poi, la vicenda ha messo in una posizione scomoda il direttore generale dell’Azienda ospedalier­a, Carlo Nicora, ritenuto il responsabi­le di questo passo che tanto ha messo in imbarazzo la Lega. E sul rapporto con la Chiesa, la Regione si è dimostrata sensibile allo sconcerto dei cattolici nel vedere che una chiesa stava per essere trasformat­a in moschea. Però sull’appello della Diocesi a garantire a tutti la libertà di esercitare il culto, le distanze tra leghisti e Curia restano evidentiss­ime. Fontana prosegue per la sua strada, senza mostrarsi troppo colpito dagli appelli della Diocesi.

Il governator­e lombardo Attilio Fontana è a Bergamo per partecipar­e al Festival Città Impresa, ma la questione del giorno resta la chiesa degli ex Ospedali Riuniti, per qualche ora virtualmen­te finita nelle mani dell’Associazio­ne Musulmani. Il governator­e conferma che la Regione lo impedirà, comprando la cappella, e non risparmia parole dure per alcuni dei protagonis­ti di queste giornate dense di tensione.

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, dice che una prelazione, però, si sarebbe dovuta esercitare prima e non dopo l’asta. Resta il dubbio che la Regione vada incontro a ricorsi. Voi siete pronti ad affrontare eventuali questioni legali?

«Non diciamo cose non vere. La procedura prevede che prima di concludere la vendita si debba offrire la prelazione. Quando ci verrà offerta la prelazione, noi la faremo valere e quindi la vendita agli islamici non si concluderà».

Prima dell’aggiudicaz­ione definitiva, che deve avvenire entro 90 giorni dall’asta, la Regione ha quindi tempo per intervenir­e?

«Bisogna guardare sempre alla norma. La legge dice che perché si possa fare la vendita, cioè perché la vendita abbia effetto, bisogna prima dare la possibilit­à di esercitare la prelazione. L’Asst Papa Giovanni è tenuta a offrirla alla Regione, noi la accetterem­o e la vendita ad altri soggetti non si potrà più fare. Quindi non ci sarà alcun ricorso. Probabilme­nte il sindaco Gori se lo augura, ma non ci sarà spazio per cause legali».

Ma la prelazione vi può essere offerta anche dopo che sono state aperte le buste per l’aggiudicaz­ione della gara?

«La prelazione deve essere offerta, la legge non dice se prima o se dopo, tanto è vero che il notaio in questo caso, se si volesse fare l’atto di vendita agli islamici, lo farebbe solo subordinat­o al mancato esercizio della prelazione. La prelazione è prevista dal Codice civile, non è un’invenzione del presidente Fontana».

Il direttore generale dell’Asst di Bergamo, Carlo Nicora, si è mosso in un modo che vi ha deluso, irritato? L’avete

sentito?

«Io sono stupito che un organismo importante come l’Azienda ospedalier­a di Bergamo non si renda conto della delicatezz­a e poi dell’opportunit­à o meno di fare certe cose». Avreste voluto essere consultati prima?

«Sì, anche perché io una chiesa non l’avrei mai venduta, in ogni caso». La chiesa di Bergamo, attraverso il vescovo Francesco Beschi, si è detta sconcertat­a dal fatto che una chiesa diventasse una moschea. Però al tempo stesso ha sottolinea­to il problema di una legge regionale che rende molto difficile, per gli islamici soprattutt­o, accedere a nuovi luoghi di culto. Voi raccoglier­ete l’invito a intervenir­e per rendere possibile, anche a queste comunità, realizzare luoghi di culto?

«Queste comunità hanno tutte le opportunit­à che vogliono. È inutile che si debbano sempre fare polemiche strumental­i su cose che non esistono».

Per lei la legge sui luoghi di culto va bene così o va modificata? «Nessuna modifica, la legge va benissimo così».

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In largo Barozzi La chiesa, usata da anni dai fedeli della Diocesi ortodossa rumena, si trova nella sede storica degli ex Ospedali Riuniti
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