E il sindaco di Treviglio chiede lo stato di calamità
Imeri: situazione mai vista, coinvolgeremo la Regione
«Una situazione così non si era mai vista», dice il sindaco di Treviglio Juri Imeri (nella foto una Smart distrutta da un abete caduto in pieno centro). «Per ora è difficile fare una stima dei danni — dice Imeri —. Ma abbiamo intenzione di chiedere lo stato di calamità e di coinvolgere la Regione».
Colpita e piegata dal maltempo Treviglio, come tutta la Bassa, il giorno dopo il tifone violento che si è abbattuto sulla città, comincia la conta i danni. Un primo bilancio conta un centinaio di alberi abbattuti, una ventina di auto schiacciate, allagamenti, scuole e aziende scoperchiate e tante linee elettriche danneggiate.
Stime difficili
«Una situazione che non se ne era mai vista — spiega il sindaco Juri Imeri che ha gestito in prima persona l’emergenza —. Difficile fare al momento un calcolo dei danni, gli uffici raccoglieranno le segnalazioni dei privati perché abbiamo l’intenzione di chiedere lo stato di calamità e un relativo intervento della Regione. Un punto positivo importante però c’è già: nessuno si è fatto male nonostante ci siano state situazioni di grande pericolo». Altra fonte di soddisfazione è stato il funzionamento della macchina dei soccorsi che ha visto in campo oltre 40 persone tra agenti della polizia locale, tecnici comunali, protezione civile, sommozzatori, a cui si sono poi aggiunte la protezione civile di Misano e Cologno. Una task force che ha lavorato con i vigili del fuoco senza sosta. «Nella giornata di oggi (ieri per chi legge, ndr) le criticità principali sono state risolte — conclude il primo cittadino —. Rimane il problema dell’energia elettrica». Solo nel pomeriggio la luce è tornata a 60 famiglie in via Pontirolo mentre è arrivata solo in serata in via Acquedotto, via Beato Angelico e via Calvenzano.
«Noi spaventati»
Molte le case private colpite, tra le più danneggiate un’abitazione in via dei Facchetti centrata da un grande abete che sorge nel parco comunale antistante, vicino alla biblioteca. La pianta prima ha schiacciato una Smart e poi si abbattuta sulla casa. «Ero in cucina con mio figlio — racconta l’inquilina Marianna Dumitrace — quando all’improvviso abbiamo visto la finestra andare in pezzi e un ramo entrare nella stanza. Eravamo terrorizzati. Poi è crollato anche il tetto». «È stato un disastro — spiega invece Michele Vitello, proprietario di casa —. I danni sono ingenti e mi chiedo chi li pagherà».
Il Santuario
Ferito anche il patrimonio artistico della città e gli edifici religiosi. Da subito ci si è accorti dei danni alla cupola al Santuario della Madonna delle Lacrime con la sfera in rame che si è staccata, precipitando nel piazzale. Si è fermata invece sul tetto la grande croce di ferro di 4 metri. «In mattinata — spiega il parroco, monsignor Norberto Donghi — è stata portata a terra da una gru. La tempesta però ha fatto danni anche in basilica con vetri rotti, e pioggia che è colata sugli affreschi».
Cascina didattica
Danni anche al tetto dell’istituto Oberdan, scoperchiato. Ed è davvero andata peggio alla Cascina Ganassina, la fattoria dell’Agraria Cantoni. Qui il vento ha strappato via le lastre di lamiere dal tetto della stalla scaraventandole come veri proiettili a 20 metri di distanza, contro il fienile. Uno scenario di guerra, per gli insegnanti, subito accorsi sul posto con la preside Simona Tommasoni, che poi è rimasta con il docente Marco Maccoppi. Ieri gli insegnanti sono tornati alla Ganassina. A dar loro una mano le classi III B e la IV A con i professori Antonio Marcone e Giorgio Gatti. «Abbiamo cercato di fare il possibile per far tornare alla normalità la situazione, ma non sarà facile —racconta Marcone —. Una prima stima dei danni supera i 50mila euro».
I fatti Tetto in lamiera scaraventato dal vento contro una stalla, che è rimasta danneggiata