Corriere della Sera (Bergamo)

Noto come spacciator­e Era ricercato per omicidio

L’accusa in Egitto. Noto a Treviglio per gli stupefacen­ti

- Tosca

A Treviglio era già noto da un pezzo come spacciator­e: utilizzava una palazzina di via Pontirolo per i suoi traffici, l’egiziano Salem Ahmed. Ma dopo una soffiata ad agosto i carabinier­i di Treviglio e del nucleo investigat­ivo provincial­e, in collaboraz­ione con l’Interpol, hanno scoperto che il suo vero nome era Ahmed Alì, autore dell’omicidio di un poliziotto proprio in Egitto nel 2009.

A Treviglio era conosciuto come uno degli spacciator­i storici della città, ma in Egitto era ricercato niente meno che per l’omicidio di un poliziotto. Mercoledì è finito in manette per l’ultima volta, Salem Ahmed, soprannomi­nato Tyson per la sua aggressivi­tà, 49 anni. I carabinier­i del nucleo investigat­ivo di Bergamo in collaboraz­ione con i colleghi di Treviglio, dopo averlo cercato nell’abitazione in piazza Setti, dove ha la residenza, lo hanno trovato nella palazzina ex Snam di via Pontirolo 26, dove da sempre gestisce i suoi traffici. Il condominio da anni era una spina nel fianco del quartiere e uno dei motivi principali è proprio l’attività di Tyson che in un appartamen­to aveva allestito una sorta di minimarket dello spaccio, frequentat­o soprattutt­o da minorenni. Un’attività che come un negozio apriva la mattina e chiudeva la sera: Salem non utilizzava cellulari ma preferiva aspettare che i giovanissi­mi clienti andassero da lui. Per questo lasciava la porta dell’appartamen­to sempre socchiusa. Una prassi che rendeva difficile incastrarl­o.

Da tempo però i militari treviglies­i lo tenevano d’occhio e se un primo blitz nell’agosto del 2017 aveva permesso di fermare il figlio, a maggio erano state trovate prove sufficient­i a far finire in carcere lui. All’epoca l’egiziano si era difeso dicendo che al momento del blitz era a Ciserano, dove aveva appena acquistato un appartamen­to in una delle famose torri di Zingonia.

Dopo l’arresto però l’attenzione su Tyson non è calata e ad agosto i militari hanno raccolto uno spunto investigat­ivo importante: secondo una fonte confidenzi­ale era ricercato in patria per omicidio. A questo punto è stato coinvolto il nucleo investigat­ivo del comando provincial­e, che ha contattato l’Interpol e avviato i controlli per appurare la vera identità di Tyson. Il 49enne era arrivato in Italia nel 1999 come richiedent­e asilo. Nel corso degli anni aveva fornito diversi alias, spesso cambiando solamente una lettera ai nomi già utilizzati. Il passaporto di cui era in possesso già nel 2000, quando aveva ottenuto il primo permesso di soggiorno, era regolare, ma con un nome che nascondeva un’identità falsa. Confrontan­do le foto segnaletic­he scattate a Treviglio con quelle negli archivi egiziani è nata l’ipotesi che Tyson si chiamasse in realtà Alì Ahmed, condannato a morte nel 2012, pena poi convertita in ergastolo, per l’assassinio di un poliziotto nel 2009. Il fatto era avvenuto a Bahna, delta del Nilo, città d’origine dell’arrestato.

Alì Ahmed insieme a due complici aveva organizzat­o un agguato utilizzand­o come arma un coltello: il poliziotto era stato ucciso con più fendenti. Per avere la conferma definitiva dell’identità le autorità egiziane hanno richiesto le impronte digitali rilevate in Italia a maggio: corrispond­ono a quelle in loro possesso. I carabinier­i hanno eseguito il mandato d’arresto internazio­nale, convalidat­o dalla Corte d’appello di Brescia. Alì Ahmed sarà estradato nei prossimi giorni in Egitto.

L’arresto Il blitz dei carabinier­i dopo una soffiata e una verifica tramite l’Interpol

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La palazzina Il condominio di via Pontirolo dove spesso il ricercato spacciava

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