Da Polenza, un ecoprogetto per il K2
Turismo sostenibile in Pakistan: mini guest house con il contributo dei bergamaschi
Gli errori degli altri dovrebbero insegnarci qualcosa. È su questo che confidano molti operatori, che a livello internazionale stanno richiamando l’attenzione dei paesi in via di sviluppo sulle scelte sbagliate compiute dal mondo occidentale. Il turismo è uno dei settori in cui sbagliare è più pericoloso, in quanto in gioco ci sono risorse non riproducibili, come sono appunto quelle dell’ambiente.
Su questo fronte è attivo in Himalaya Ev–K2–Cnr, l’istituzione bergamasca promossa da Agostino da Polenza, conosciuta per il famoso Laboratorio–Piramide all’Everest, il più alto del mondo, oltre che per numerosi progetti sviluppati in collaborazione con i governi e le università delle alte terre asiatiche. Il più recente è un progetto attivato proprio a settembre in Pakistan. Si chiama KHH.E.Co.Tou. (KarakoramHindukush-Himalaya Eco Community Tourism) e si propone di lavorare sul turismo sostenibile nelle vallate che stanno ai piedi del K2. «Come è noto, il turismo sostenibile — spiega Da Polenza — è stato riconosciuto da numerose organizzazioni internazionali come lo strumento più efficace per alleviare la povertà e per promuovere a livello locale la crescita socio–economica».
Fino a pochi anni fa frequentata solo dalle spedizioni dirette verso i grandi ottomila del Karakorum, la regione Gilgit Baltistan sta assumendo un crescente interesse anche per il turismo interno del Pakistan, dove si è affacciata una nuova classe abbiente interessata a conoscere il proprio Paese. I numeri parlano chiaro. Sei anni fa i turisti pakistani erano 35 mila, quest’anno sono stati due milioni e mezzo. Si tratta di numeri estremamente aggressivi, che si registrano in vallate del tutto sprovviste di infrastrutture, ma nel contempo particolarmente bisognose di sviluppo.
Con Michele Locatelli Ev– K2–Cnr sta portando avanti insieme al Politecnico di Milano un grande lavoro di documentazione architettonica dei villaggi di Askole e lungo la valle del Braldo che porta al K2. In occasione del cinquantesimo anniversario della prima ascensione della «Montagna degli italiani» sono stati allestiti due musei. Il primo si trova a Skardu e mostra con immagini fotografiche e ricostruzioni ambientali la storia alpinistico– esplorativa della regione, ovviamente interpretata attraverso la presenza italiana. I 25 mila visitatori annui costituiscono un vero e proprio record, considerando l’estrema perifericità di questo luogo. L’altro museo è quello del villaggio di Askole l’ultimo abitato lungo la valle del Braldo, anche questo, ancora più remoto, è visitato da tutti trekker che arrivano fin li: circa 5–6 mila all’anno.
Con il nuovo progetto di ecoturismo l’intento è di aiutare le comunità locali ad attirare un turismo sobrio, non chiassoso, né volgare, consapevole della fragilità dei sistemi ambientali della zona del Gilgit Baltistan, la cui superficie è per il 38% parco nazionale. L’associazione bergamasca ha avuto un ruolo decisivo nell’istituzione del Parco del Karakorum Centrale, ormai perfettamente funzionate, e nell’allestimento dei compound di accesso, oggi abitati dai guardiaparco, che sono i punti di informazione sul parco. Una rete digitalizzata e riportata su carte geografiche tematiche, un paio delle quali sono dedicate ai percorsi di trekking e alle attrazioni turistiche è l’altro contributo di Ev– K2–Cnr alla promozione dell’area.
Il progetto di turismo sostenibile caldeggia la costruzione, non di faraonici alberghi, ma di una rete di piccoli guest house, in pietra e legno, secondo la tradizione locale, affidandoli alle comunità locali, ma nel contempo immettendoli in circuiti internazionali che ne favoriscano la conoscenza. Insomma l’idea è di richiamare un po’ meno turisti, ma che spendano un po’ di più e abbiano un minore impatto sul territorio. In tal senso l’istituzione bergamasca ha all’attivo delle campagne di pulizia dei ghiacciai che durano da ormai dieci anni e che hanno consentito di portar fuori dal Baltoro e dai suoi affluenti quasi sessanta tonnellate di immondizia e rifiuti umani. Altro risultato importante è la BCDF, una cooperativa storica di Skardu presente in tantissimi villaggi, che sviluppa soprattutto il lavoro delle donne: sono più di duemila quelle associate per la coltivazione e la lavorazione delle albicocche, potendo poi contare su iniziative di marketing fuori dalla regione Gilgit-Baltistan al fine di promuoverne la commercializzazione. «L’idea — conclude Da Polenza — è ancora una volta l’economia circolare a protezione dell’ambiente. Gli errori compiuti nelle valli bergamasche, per citare solo le nostre, li conosciamo bene. Vogliamo aiutare i pakistani a non ripeterli: è il solo modo per ridare un senso non retorico alla “montagna degli italiani”».
❞ Gli errori compiuti nelle valli bergamasche, per citare solo le nostre, li conosciamo bene. Vogliamo aiutare i pakistani a non ripeterli: è il solo modo per ridare un senso non retorico alla “montagna degli italiani”
❞ Il turismo sostenibile è stato riconosciuto come lo strumento più efficace per alleviare la povertà e per promuovere a livello locale la crescita socio economica Agostino Da Polenza