Corriere della Sera (Bergamo)

NOSTALGIE DI STATO

- Di Tancredi Bianchi

Percorro il tratto della Padana Superiore che da Treviglio porta a Caravaggio. Un poco meno di cinque chilometri, che negli anni quaranta del secolo scorso ho fatto migliaia di volte in bicicletta: gli anni della guerra e immediatam­ente successivi. Allora, la strada era costeggiat­a solo da terreni agricoli. A metà circa vi era una piccola dimora: una cascinetta. Al presente, troviamo un ospedale comune per le due città; un albergo con ristorante; una serie di iniziative imprendito­riali. Una popolazion­e prevalente­mente rurale si è trasformat­a in una di piccoli imprendito­ri, raggiungen­do, in non pochi casi, livelli di eccellenza, soprattutt­o se ha trovato sbocchi sul mercato internazio­nale.

Alla fine del secondo conflitto mondiale l’Italia ha vissuto uno sprigionar­si di genialità imprendito­riali, con il progressiv­o affermarsi di piccole imprese artigiane e industrial­i, che hanno caratteriz­zato un made in Italy al fondamento della crescita economica e dell’inseriment­o del Paese nel commercio mondiale. Infine, in Italia, circa un milione di micro imprese guidate da una nuova classe imprendito­riale, di radice rurale. Le valli e la pianura bergamasca sono un campione di questa innovazion­e.

Il sostegno finanziari­o fu allora assicurato dalle banche locali. Al presente è necessario studiare altre soluzioni, per consentire a questa fascia imprendito­riale di partecipar­e proficuame­nte all’economia globale internazio­nale.

Anche a motivo che queste continuano a essere casi di eccellenza e innovazion­e, e hanno strutture da multinazio­nali tascabili. Le quali cercano partner finanziari che le agevolino: nel ritrovamen­to di contropart­i affidabili; nella valutazion­e dei rischi di mercato e di prezzo; nella percezione dei pericoli geo-politici; nell’analisi delle prospettiv­e geo-economiche; e così via. Condizioni che qualifiche­ranno il modello operativo prossimo degli intermedia­ri, dei motori di ricerca di informazio­ni e conoscenze, di società come Amazon. Se la Banca Popolare di Bergamo e il Credito Bergamasco aprissero i loro archivi, troveremmo la storia di come lo spirito imprendito­riale geniale di gente nata nel secondo quarto del secolo scorso, ha fatto ricca e nuova Bergamo. Speriamo che il governo del Paese, che manifesta nostalgie di stato etico e di guida economica della mano pubblica, non freni le genialità imprendito­riali. La lezione dei fatti è questa: gli italiani, e certo i bergamasch­i, hanno prontezza di adattament­o al nuovo e un’intelligen­za che consente risultati di eccellenza. Non disperdiam­o questi fattori di successo, portando all’indietro l’orologio della storia, in nome del cambiament­o.

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