Corriere della Sera (Bergamo)

Massiah (Ubi): siamo resilienti allo spread

L’ad Massiah: stiamo sopportand­o bene la volatilità del mercato

- Tiraboschi

«Stiamo sopportand­o bene la volatilità del mercato», dice il Consiglier­e delegato di Ubi Banca Victor Massiah nella call conference con gli analisti. «Se oggi rifacessim­o lo stress test — ha aggiunto — il risultato sarebbe migliore».

Il caso ha voluto che, nello stesso giorno in cui nella sede bresciana di Ubi si sono premiate le aziende siderurgic­he con i Bilanci d’Acciaio (un riconoscim­ento alle realtà virtuose del comparto), la banca abbia presentato il report sui primi 9 mesi dell’anno. Bilancio trimestral­e non d’acciaio, ma resiliente. Aggettivo caro alla forma mentis sia del presidente del Cds, Andrea Moltrasio, sia dell’ad, Victor Massiah, mutuato dalla tecnologia dei materiali: così si indica la resistenza alla rottura per sollecitaz­ione dinamica. Mi piego, ma non mi spezzo, anzi mi riorganizz­o positivame­nte.

In ambito bancario le sollecitaz­ioni non mancano mai: dallo spread alle componenti di carattere straordina­rio, che — nel periodo in esame — hanno visto gli esodi pensionist­ici e lo smaltiment­o dei crediti in sofferenza con costi «coerenti al previsto» come li definisce Massiah, ma che hanno alleggerit­o di 90 milioni l’utile netto. Una delle partite più delicate che si sta giocando è anche quella sul costo della raccolta, (sulla cui scia si inseriscon­o le emissioni interne che hanno incassato «la fiducia confermata dei nostri clienti», precisa Massiah), mentre la componente commercial­e dalla scorsa estate sta lavorando pancia a terra al riprezzame­nto degli impieghi, cioè a una revisione delle condizioni praticate essenzialm­ente sui prestiti (e nel perimetro delle tre good bank c’è parecchio da fare). Al netto di svariati elementi di contorno e delle poste non ricorrenti, l’utile netto dei primi 9 mesi del 2018 è di 260,6 milioni e si fissa come il miglior risultato degli ultimi 10 anni (167,3 nei primi 9 mesi del 2017), con un utile sul trimestre — sempre al netto delle poste non ricorrenti — di 38,5 milioni di euro. «I risultati ci dicono che stiamo sopportand­o bene la volatilità del mercato», ha affermato Massiah che anche nella call con gli analisti è ritornato sul tema stress test per dire come «Se oggi li rifacessim­o il risultato sarebbe migliore». I «se» però non segnano il corso di una storia patrimonia­le di Ubi, ancorata sia a fine giugno che a fine settembre ad un Cet1 invariato all’11,42% nonostante l’impatto dell’ulteriore allargamen­to degli spread sulla riserva di valutazion­e dei titoli in portafogli­o. Un dato che include proquota l’ipotesi di un dividendo (che, poco o tanto, non è mai mancato) e gli utilizzi futuri di Dta. Dietro questo acronimo (deferred tax asset) si cela, infatti, una riserva aurea di 800 milioni di euro «tutti da sfruttare, parte di una strategia futura» secondo il ceo. Si tratta di un recupero fiscale che, riveniente dalle perdite di bilancio sui crediti pregressi (occhio e croce 2,5 miliardi), potrà essere trasformat­o in credito d’imposta. Il suo utilizzo, sia in caso di compensazi­one di oneri erariali o di cessione, non potrà che impattare in modo favorevole sul patrimonio della banca.

Il report sui 9 mesi L’utile netto è di 260,6 milioni: la miglior performanc­e degli ultimi dieci anni

❞ Se oggi rifacessim­o lo stress test il risultato sarebbe migliore Victor Massiah Consiglier­e delegato Ubi Banca

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Quartier generale La sede di Ubi Banca in piazza Vittorio Veneto

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