Una vedova allegra firmata de la Barca
«La dama duende» tra fantasmi e duelli
Una bella vedova, Doña Ángela, costretta a vivere reclusa tra le pareti domestiche perché il marito l’ha lasciata piena di debiti. La famiglia che la controlla. Un amore nato per caso con Don Manuel, ferito in duello dal di lei fratello, che poi riconosce in lui un vecchio amico e lo invita a passare la convalescenza a casa loro. Le visite notturne segrete di Ángela a Manuel e il servo sciocco Cosme che la crede un fantasma. Questi gli ingredienti di «La dama duende» (La donna fantasma), una commedia di «cappa e spada», grande classico del «siglo de oro», scritta da Pedro Calderón de la Barca nel 1629, al debutto questa sera al Teatro Grassi con la Compañía Nacional de Teatro Clasico di Madrid diretta da Helena Pimenta, che firma anche la regia.
«Dopo “La vita è sogno” e “Il sindaco di Zalamea” di Calderón — spiega la Pimenta — affronto lo stesso autore da un’altra prospettiva: quella comica. L’umorismo è il filtro attraverso cui Calderón ci pone domande su questioni come la ricerca della propria identità, lo scontro tra realtà e finzione, la scelta tra essere e apparire». Fra duelli, fraintendimenti, scambi di persona, questioni d’onore e agnizioni, è infatti la storia di una passione contrastata, con un tocco di mistero e anche di comico, in cui Calderón arriva a parodiare il senso dell’onore classico, che è il prezzo da pagare per mantenere i privilegi di classe, salvaguardare le apparenze e prosperare. Almeno finché la vita non si fa strada tra la rigidità di queste regole. «Una commedia dalla struttura circolare e dalla lingua straordinaria, piena di personaggi contraddittori, che ci divertono e sanno criticare con ironia le abitudini di una società capace di rinchiudere una vedova soltanto perché non è in grado di superare la rovina economica, in cui è stata lasciata dal marito. Ma saranno proprio la curiosità, l’immaginazione e l’audacia di Ángela il motore per andare oltre la realtà e trasformare l’impossibile in possibile».
Un motore che contagerà tutti i personaggi, accompagnandoli nella ricerca e nella scoperta di se stessi e dell’amore sulle note di Donizetti, Bellini, Rossini e soprattutto Verdi a tratteggiare una nuova dimensione di eroina tragica, di donna padrona del proprio destino, pur nel contesto di una cultura patriarcale. «Le parole di Calderón — conclude Helena Pimenta — esilaranti e al tempo stessi serissime, figlie del nostro lontano passato, ma riferibili anche al presente, richiamano la nostra attenzione su situazioni legate alla condizione femminile, ai sentimenti, al tradimento, alla libertà. L’umorismo ci aiuta a non avere paura di affrontarle». In spagnolo con sovratitoli in italiano. A margine dello spettacolo, a ingresso libero, sono previsti due incontri: con la compagnia e la regista Helena Pimenta (Chiostro Nina Vinchi, 8 novembre ore 17) e, sempre con Helena Pimenta, su «La Compagnia Nazionale di Teatro Classico, la sua storia e il modo di adattare i testi classici» (Università degli Studi di Milano, 9 novembre, ore 10.30).