E per la maxi tangente scattano i sequestri
Per la presunta tangente da 480 mila euro, sigilli anche all’abitazione della commercialista
Sequestri per la presunta tangente da 480.000 euro, per il Pgt di Foppolo. Quattro terreni, due polizze e 10.000 euro all’ex senatore Enrico Piccinelli. La casa della commercialista Maria Cristina Boccolini, e 30.000 euro tra lei e il fratello. E all’ex sindaco Beppe Berera, sequestro bis della casa.
Soldi, pochi. Ma tra case, terreni e titoli, il «prezzo della corruzione» di 480.000 euro, come lo definisce il gip, è stato raggiunto. I sequestri all’ex senatore ed ex assessore provinciale Enrico Piccinelli, all’ex sindaco di Foppolo Giuseppe Berera e ai fratelli commercialisti Maria Cristina e Fulvio Boccolini sono stati eseguiti. «Fino alla concorrenza della somma senza distinzione, nella parità della condotta concorsuale, tra quanto materialmente percepito dal singolo indagato e quanto percepito dagli altri», è il decreto del giudice Ilaria Sanesi. Conta il totale, nei fatti ognuno risponde per quello che ha. E chi più ha più «paga» in termini di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, in caso di condanna.
Succede così che a Piccinelli, nell’ipotesi del pm Gianluigi Dettori destinatario di una parte della tangente per far approvare il Piano di governo del territorio di Foppolo, per avere cubature in più per mille unità abitative, sono stati sequestrati quattro terreni ricevuti in eredità, ad Albino, del valore catastale di 5.000 euro, più 10.000 euro sui conti e due polizze da 27.000 euro. Gli avvocati hanno presentato ricorso al Riesame, poi hanno rinunciato. No comment, per ora, dalla difesa.
A Maria Cristina Boccolini è stato sequestrato un appartamento con box da 180.000 euro (valore catastale), a Bergamo, più 30.000 euro sui conti tra lei e il fratello Fulvio. Quanto a Berera, per la seconda volta sono scattati i sigilli sul 50 per cento (l’altro 50 è della moglie) della casa con vista municipio, a Foppolo, già sequestrato a maggio per la presunta truffa all’Ue sui soldi per la seggiovia: sono altri 230.000 euro, la cifra più alta. «Ma per lui si tratta di un provvedimento sulla carta perché già nel primo filone di indagine gli erano stati sequestrati i beni», fa presente il suo avvocato Enrico Pelillo. In teoria, dovesse cadere il sequestro per un’ipotesi potrebbe rimanere per l’altra, ma nella pratica Berera ha ammesso l’una e l’altra.
Quanto avrebbero intascato gli indagati? Piccinelli «ha confermato di essere stato interpellato da Fulvio Boccolini in merito alle sorti del Pgt di Foppolo, negando, però, di aver ricevuto denari per interessarsene in senso favorevole al Comune», scrive il gip. Che però, sulla base delle dichiarazioni anche autoaccusatorie degli altri indagati, ricostruisce una tangente per l’allora senatore (era il 2014) di 275.000 euro dei 480.000 raccolti da Berera attraverso una cordata di tre imprenditori della valle (indagati) e consegnati con l’intermediazione dei Boccolini, a cui sarebbero andati gli altri 205.000 euro.
Cinquantamila euro «per vedere le carte», a metà tra Piccinelli e i Boccolini. «Un bel regalo di Natale», li definì lui secondo la commercialista. Poi, è sempre la ricostruzione del gip, Berera portò altri 430.000 euro dentro una valigetta nello studio dei commercialisti. A Piccinelli («uscì dallo studio con le tasche imbottite», sempre i Boccolini) ne sarebbero andati 150.000 e altri 100.000 qualche mese dopo; ai due fratelli i rimanenti 180.000.
E a Berera? La corruzione è un reato simmetrico, risponde chi riceve come chi dà. Lui avrebbe tenuto 30.000 euro di una seconda tranche di 300.000, esclusa però dai sequestri perché, secondo la versione dei Boccolini, Piccinelli non ne sapeva nulla. Millantato credito, ipotizza il gip, «agendo Berera come collettore della (finta) tangente». La stessa Boccolini, per sua ammissione, «gli aveva suggerito di raggranellare altri 300.000 euro all’insaputa di Piccinelli, da dividere tra lei, il fratello e lo stesso Berera». Di chi erano e dove sono finiti? L’imprenditore Sergio Lima (indagato) ha parlato di 300.000 euro «destinati a un politico» versati in Svizzera, su indicazione di Berera. La finanza ci sta lavorando attraverso le rogatorie. In questa girandola di euro, ne mancano 20.000 della prima tranche: la (presunta) tangente doveva essere di 500.000 euro ma, tolti i primi 50.000, nella valigetta ce n’erano 430.000.