Mi sono innamorato di tre ragazze tuareg
Motta a Base con Les Filles des Illighadad
«Ho cambiato casa cento volte, ce ne fosse una che mi ha fatto venire voglia di restare», canta Francesco Motta in «Vivere o morire», rivelando l’anima errante che lo contraddistingue. Inquieto cantore dei sentimenti, perennemente on the road, il 32 enne cantautore e polistrumentista nato a Pisa e cresciuto a Livorno, ex leader dei Criminal Jokers, condivide il suo spirito nomade con Les Filles des Illighadad, con cui si esibirà sabato sera al Base per il Linecheck Music Meeting and Festival, al via oggi. «Ho scoperto questo trio di ragazze tuareg provenienti da un piccolo villaggio del Niger quasi per caso, viaggiando e vedendo un loro concerto a Berlino. Ed è stato un colpo di fulmine. La loro musica, canti tradizionali delle loro tribù, è un mantra africano che ha una spiritualità molto vicina alla mia sensibilità. Sarà la prima volta che suoneremo insieme. Faremo un paio di brani, fondento do violoncello, chitarre, percussioni e le nostre voci».
Dopo aver vinto il Premio Tenco nel 2016 con «La fine dei vent’anni» come «Migliore opera prima», Motta si è ripetuto quest’anno ottenendo l’ambito riconoscimento per il miglior disco in assoluto con «Vivere o morire», album che parla soprattutto d’amore, anche quello più recente con Carolina Crescentini, lanciando già nel titolo una sorta di autaut dei sentimenti. «Cerco sempre di parlare di cose che ho vissuto sulla mia pelle e che mi hanno suscitato delle emozioni — dice —. Tutte le canzoni d’amore sono anche politiche e viceversa. Oggi la tendenza è quella di non prendere posizione. Io ho scelto di vivere non di morire. E di sostenere le tendenze musicali aperte al multiculturalismo. So anche che in questo periodo c’è un clima di violenza e parlare di certe cose può essere pericoloso». Uno sguardo verso il mondo comune a tut- il Linecheck Music Meeting and Festival, rassegna unica nel suo genere con tutti gli artisti in cartellone accomunati da una forte identità: dal suggestivo folk d’avanguardia di Circuit des Yeux all’abstract hip hop e wonky house di Onra, dall’elettronica del texano Lotic a quella dei portoghesi «:Papercutz», dall’ethiopian jazz di Agbekoe, all’ambient di Melentini, già collaboratrice di David Sylvian, passando per lo shoe-gaze dei danesi Schwarze Fiktion, al drum’n’bass della greca Mica Eio, fino alla no wave di Cindy Lee. Al loro fianco tanti italiani appena lanciati anche sul mercato internazionale come Ainè, Jessica Einaudi e K-Conjog.