Il fascino dei Fondi oro Quindici pezzi scelti dal Lazio al Nordest
Sul mercato dell’arte tornano in auge i «fondi oro» e l’alta epoca. Lo conferma la mostra «Tabula picta» che stasera alla Galleria Salamon, punto di riferimento per appassionati e connaisseurs (inaugurazione ore 18.30, fino al 31 gennaio, via San Damiano 2, lun.-ven. ore 9.30-13 e 14-18). La rassegna, dedicata ad opere italiane su tavola tra Tardogotico e Rinascimento, mette in esposizione quindici pezzi preziosi datati tra fine Trecento e primo Cinquecento: un itinerario che partendo dall’area toscana tocca in seguito Lazio, Marche, Nordest e Lombardia. Minimo comun denominatore tra i dipinti selezionati le vicende collezionistiche ben documentate e le salde ipotesi attributive, nate da ricerche realizzate con il contributo di esperti delle diverse aree.
«Le opere sono accomunate anche da uno straordinario stato di conservazione — aggiunge Matteo Salamon —, il che rappresenta una felice anomalia nell’ambito del collezionismo italiano: fino a pochi anni fa in Italia si privilegiava la suggestione del nome del grande artista rispetto alla qualità conservativa del dipinto». Tra gli autori figurano Niccolò di Pietro Gerini, fiorentino fine ‘300 allievo dell’Orcagna, con una piccola «Crocifissione» cuspidata nei modi di Taddeo Gaddi, o Gi- rolamo di Giovanni da Camerino, seconda metà del ‘400, di cui si presenta una particolare «Pietà e angeli» sullo sfondo di un roseto. Oppure il Maestro di Stratonice, attivo a Lucca tra 1463 e 1511, di cui è in mostra una botticelliana «Madonna col Bambino e angeli», o ancora Antoniazzo Romano con una «Madonna col bambino e San Giovannino», fine ‘400, che trae naturalezza e intimità dai modelli del Perugino. Natività Un’opera di Benvenuto di Giovanni di Meo del Guasta (1475) tra le opere esposte nella mostra «Tabula Picta» sull’arte tardogotica e rinascimentale