Corriere della Sera (Bergamo)

VENERDÌ NERO

- Di Davide Ferrario

Fate un giro in qualsiasi archivio giornalist­ico e verificher­ete che, ancora tre-quattro anni fa, di Black Friday in Italia non si parlava se non perché in alcuni centri commercial­i gli americani si ammazzavan­o (letteralme­nte, sapete come son fatti…) per conquistar­e gli sconti migliori. Oggi, seguendo l’onda che ci ha portato a festeggiar­e Halloween, anche da noi il Black Friday è diventato un giorno da segnare sul calendario. Non solo per i negozi, perfino la Gamec di Bergamo offre un «Black (Hole) Friday» giocando sull’assonanza con la mostra attualment­e in corso. La ricorrenza è di pura derivazion­e statuniten­se e si inserisce in un nuovo lunario pagano in cui si celebra l’unica vera divinità globale: il consumismo. Ci si può scandalizz­are o no per il venir meno della dimensione religiosa; d’altra parte il consumismo ha spazzato via anche l’avversario laico della religione, il socialismo, che sull’altare metteva il lavoro umano. Oggi il Primo Maggio è proprio il momento in cui si conferma il primato del commercio, dell’economia tout court, sul lavoro. L’idea di festività è ormai connaturat­a all’azione di comprare. Nella versione moderna della Genesi, il settimo giorno Dio va a fare shopping. Quest’anno una coincidenz­a turba però la data: arriva anche la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Il vero Venerdì Nero è questo: il giorno in cui si ricorda l’altra faccia, quotidiana­mente brutale, della Grande Festa Senza Pensieri che è diventata la vita in Occidente.

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