Corriere della Sera (Bergamo)

Si finge autista Poliziotto sventa una truffa

Carico di alluminio per società Autostrade (ignara)

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Un poliziotto si è finto autista per sventare una (presunta) truffa. La consegna di 300 quintali di alluminio, a Bottanuco, per Autostrade per l’Italia (ignara). Due arresti, ma il giudice non li ha convalidat­i: è solo tentata.

Il sospetto è nato per la destinazio­ne della consegna: Bottanuco. Perché 300 quintali di profilati di alluminio, roba da 117 mila euro, ordinati per conto di Autostrade per l’Italia dovevano finire in un capannone nell’Isola Bergamasca, non a Milano o al casello (il più vicino, a Capriate, è a quattro chilometri e mezzo)? Se l’è chiesto anche il fornitore, di Belluno, che ha sentito puzza di truffa e si è rivolto alla polizia stradale di Bergamo. Per vederci chiaro, un agente si è messo accanto all’autista e, a consegna fatta, sono scattati due arresti. Il giudice del processo per direttissi­ma, Laura Garufi, però, non li ha convalidat­i perché ha riformulat­o il fatto da truffa, per il quale l’arresto è facoltativ­o, a tentata truffa, per il quale l’arresto non è consentito.

L.L., 68 anni, di Bottanuco, capelli ricci bianchi raccolti in un codino, e L.G., 37 anni, di Bagnatica, con la moglie ad aspettarlo nel corridoio, sono tornati a casa senza sentenza (il giudice ha rimesso gli atti al pm, che procederà per tentata truffa) e lasciando nell’aula del tribunale una marea di domande senza risposta su quel carico ordinato per conto della Società autostrade, che non ne sapeva nulla. In questa vicenda, infatti, l’unica certezza è che il materiale è stato restituito al legittimo proprietar­io. Per il resto, le versioni dei due (ex) arrestati non hanno fatto altro che creare confusione. La morale è che nessuno dei due sapeva nulla dell’origine del carico. L.L., che fino al 2010 aveva un’officina, dice di essere stato contattato da una persona di cui però non ha fatto il nome. Voleva solo un angolo del suo deposito, per altro in affitto - riscatto, per il quale lo avrebbe pagato 400 euro. Lui ha accettato. Del resto non sa nulla. Nemmeno del timbro della Società Autostrade messo sulla bolla consegnata dall’autista e dal poliziotto che si è finto secondo autista. Dice che lo aveva il mulettista, che poi è L.G.. Lo aveva conosciuto una settimana prima, perché si era presentato per scaricare dell’altra merce. Ma il mulettista lo smentisce. Quel timbro, è la sua versione, era su una mensola nel capannone, non l’ha portato lui. Che a sua volta — è il suo racconto — è stato avvicinato da un uomo, anche questo rimasto senza nome. Gli ha proposto un lavoro: scaricare della merce in cambio di un compenso di cento euro. Lui ha accettato, si sono scambiati i numeri di telefono, e ha lavorato per lui due volte. La prima, è stato pagato i cento euro pattuiti, mentre la seconda, mercoledì, gli è costata un arresto e una mattina in tribunale. Entrambi gli indagati ci dovranno probabilme­nte tornare, da uomini liberi, per rispondere della tentata truffa che contesterà loro il pm Giancarlo Mancusi. Salvo che, nel frattempo, emergano spiegazion­i alternativ­e del mistero di questo carico di alluminio da 117 mila euro.

«No agli arresti»

Il giudice riformula la truffa in tentata e non convalida i provvedime­nti

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Stradale Il fornitore di alluminio insospetti­to ha chiesto aiuto alla polizia

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