Djimsiti: voglio essere da Atalanta
«Voglio dimostrare di essere da Atalanta. Amo il gol, fino ai quattordici anni giocavo da centravanti»
Berat Djimsiti era stato a un passo dal lasciare l’Atalanta, ma ora è tra i simboli della rinascita atalantina. «Sono stato richiamato per il ritiro di Rovetta quando avevo altre proposte sul tavolo. Ora voglio dimostrare di essere da Atalanta, e dopo il gol all’Inter voglio segnare ancora».
Sguardo duro. Nessun sorriso. Concentrato. Come se dovesse marcare a breve Icardi. Cosa che ha fatto in modo eccellente due settimane fa, riuscendo pure a trovare il primo gol in Serie A nel 4-1 all’Inter. Berat Djimsiti è uno dei simboli della rinascita atalantina, passata anche attraverso la sua classe operaia.
❞ Modelli Ammiro Cristiano Ronaldo per la professionalità, stravedevo per la coppia dello United Vidic e Rio Ferdinand
E pensare che lei era a un passo dall’andarsene. Come accaduto nelle ultime stagioni, quando è stato mandato in prestito ad Avellino e Benevento.
«Sono stato richiamato per il ritiro di Rovetta quando avevo altre proposte sul tavolo. Sono stato contento perché ho sempre voluto giocare le mie possibilità a Bergamo, avere la chance di dimostrare il mio valore. Una volta entrato definitivamente in rosa, mister Gasperini mi ha semplicemente detto di allenarmi a fondo».
Che altro le ha chiesto?
«Più che chiedere, mi ha insegnato tanto tatticamente. È un tecnico che si concentra spesso sulla fase difensiva, chiede molta pressione. È servito un po’ di tempo ovviamente per adattarmi. In generale l’Italia, rispetto alla Svizzera, ha un livello tattico più elevato».
E quando era in prestito che ha pensato delle ultime stagioni dell’Atalanta?
«Che stava disputando due grandi annate e le sue performance erano uno stimolo in più per voler tornare a Bergamo. Ero in contatto con il gruppo, soprattutto con Freuler che conosco dai tempi della Svizzera. Sono legato soprattutto a lui, usciamo spesso a cena insieme a Gosens e de Roon con cui c’è più affinità per la lingua».
Quest’anno l’annata è partita con il piede sbagliato.
«Sì, ma ero convinto che ci saremmo risollevati perché abbiamo sempre giocato molto bene e, soprattutto, ci siamo allenati con grande intensità, non abbiamo mai mollato».
Risollevati fino a schiantare l’Inter. Gasperini era convinto che avrebbe segnato lei.
(Non si scompone nemmeno qui, ndr) «Io ogni volta che scendo in campo lo faccio con la speranza di dare il massimo. Ho giocato bene contro l’Inter, ma il merito è da condividere con la squadra. Se sono riuscito a contenere Icardi è anche grazie ai compagni che hanno limitato i rifornimenti all’argentino».
L’ultima gara antecedente all’Inter l’ha disputata più di due mesi prima.
«Se non consideriamo due gare con la Nazionale albanese, sì. Bisogna sempre farsi trovare pronti, è soprattutto una questione mentale».
A proposito di Nazionale. Lei, che ha genitori albanesi, ha il doppio passaporto e ha giocato nelle giovanili per la Svizzera. Ora però difende i colori delle aquile.
«La scelta se rappresentare Svizzera o Albania è stata difficile. La mia attuale Nazionale mi ha sempre voluto, convocandomi a 19 anni. Il Paese in cui sono nato e cresciuto mi ha chiesto di aspettare, dicendomi che in futuro avrei potuto nuovamente vestire la maglia elvetica. Ho scelto così e sono felice».
Tornando all’Atalanta, a gennaio, con il rientro di Varnier, sarete in sette per tre posti là dietro.
«C’è molta concorrenza, ma per me non è un problema. Anzi. È uno stimolo per tutti per migliorare e tenere alta la concentrazione e dare sempre il massimo».
Facciamo alcuni passi indietro. Quando ha iniziato a giocare a pallone?
«A cinque anni. Ho sempre praticato il calcio, nessun altro sport. Fino a 14 anni ero in attacco, poi quando sono passato nel settore giovanile dello Zurigo, siccome ero alto, il mister mi mise in difesa. Protestai: “Voglio fare gol!”. Alla prima partita da centrale, in un torneo internazionale, ho giocato bene e non mi sono più spostato da lì».
E se non avesse fatto il calciatore che mestiere avrebbe intrapreso?
❞ Caparbietà Ho sempre voluto avere la chance di mostrare il mio valore a Bergamo. Concorrenza? La trovo positiva
«Non saprei rispondere perché a scuola me la cavavo bene, però poi quando ho capito di poter diventare professionista mi sono concentrato esclusivamente sullo sport».
Idoli di gioventù?
«Cristiano Ronaldo, tra i difensori Vidic e Ferdinand. Ma sono tifoso del Bayern Monaco».
E cosa fa Djimsiti una volta fuori dal campo di calcio?
«Sto con la fidanzata oppure guardo Nba ed Nfl. Altrimenti Playstation: ultimamente mi sto appassionando a Fortnite».