Corriere della Sera (Bergamo)

Sesso con alunno, patteggia I genitori: lasciati soli

Patteggiam­ento di un anno e 11 mesi per la prof

- Berbenni

Ha patteggiat­o un anno e 11 mesi di reclusione, con pena sospesa, la prof di 40 anni accusata di atti sessuali con minorenni, per i rapporti avuti con uno studente di 13 anni. Lei ha ripreso a insegnare. Ma intanto sono i genitori del ragazzo a farsi sentire: «Prima e dopo la denuncia mai ricevuto aiuto dall’istituzion­e scolastica».

Il padre si era presentato in procura in un pomeriggio di maggio. Tardi, perché tornava dal lavoro. Accompagna­to dall’avvocato Gianluca Quadri, aveva chiesto di poter confidare agli inquirenti il sospetto che ormai, per lui e per la moglie, era già diventato una certezza scioccante. E cioè che tra il figlio da poco 14enne e la sua insegnante d’italiano fosse nata una storia d’amore assolutame­nte corrispost­a da lei, che di anni ne ha 40.

Quella sera, quel padre, era uscito dagli uffici di piazza Dante a mezzanotte e meno di un mese dopo, nei giorni in cui il suo ragazzo sosteneva l’esame di terza media, per la donna erano stati disposti gli arresti domiciliar­i per atti sessuali con minorenne. In tribunale la vicenda si è conclusa ieri con un patteggiam­ento. Anche sulla base del parere favorevole del pm Davide Palmieri, il giudice Marialuisa Mazzola ha accolto la richiesta della difesa, con l’avvocato Roberto Giannì, di chiudere a un anno e 11 mesi con la sospension­e condiziona­le della pena e l’attenuante della minore gravità dei fatti. Fuori dalle aule, per la famiglia del- lo studente, resta però una ferita aperta. «Prendiamo atto della sentenza, che non commentiam­o — dichiara l’avvocato Quadri —. Resta l’amaro in bocca per l’atteggiame­nto mantenuto dall’istituzion­e scolastica. Prima di andare in procura i genitori si erano rivolti alla scuola. Avevano spiegato la situazione, ma non hanno ricevuto aiuto né allora né successiva­mente. Nessuno si è mai fatto vivo con loro, sono stati lasciati soli. Com- prendiamo che sia stata una vicenda drammatica anche per l’insegnante coinvolta, ma è alla scuola che questi genitori avevano affidato il figlio per poi scoprire che è stato commesso un reato».

Dall’Ufficio scolastico provincial­e la dirigente Patrizia Graziani sceglie il silenzio. «È una vicenda troppo delicata», dice. Il procedimen­to disciplina­re a carico della professore­ssa, avviato in parallelo all’indagine penale, è stato sospeso in attesa della sentenza. Dopo l’estate, la donna è tornata a insegnare nella stessa zona della provincia dove sono avvenuti i fatti, ma in un istituto privato per adulti. Nella decisione del gip hanno giocato a suo favore l’incensurat­ezza e alcune condizioni poste dal pm e rispettate. Ha inviato una lettera di scuse alla famiglia e versato 5 mila euro per sostenere gli studi dell’ex alunno, che ora frequenta il primo anno di superiori.

La loro storia era iniziata quando ancora aveva 13 anni. Gli incontri avvenivano sull’auto della prof, che andava a prenderlo a casa e poi lo riportava. I genitori, in ansia per il ragazzino, avevano scoperto i messaggini che i due si scambiavan­o in Whatsapp. Si chiamavano «amore», si dicevano «mi manchi», lei gli scriveva «sono la tua fidanzata». Sosteneva di essersi innamorata, di avere perso la testa in un momento difficile della sua vita, dopo la separazion­e dal padre dei suoi due figli ancora bambini. Ieri si è lasciata alle spalle il tribunale scortata dal suo avvocato. Voltare pagina nella vita, forse, sarà più difficile.

Il nuovo lavoro L’imputata è tornata a insegnare in un istituto privato per adulti

❞ Prima di rivolgersi alla procura i genitori avevano chiesto aiuto alla scuola, ma nessuno si è mai fatto vivo con loro, né allora, né in seguito Gianluca Quadri avvocato

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L’indagine In poche settimane, a giugno, per la prof erano scattati i domiciliar­i

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