Capitan Sergio: «Ma nessuno credeva in noi»
Parla Sergio, capitano della squadra artefice di un inizio stagione fulmineo «Nessuno credeva in noi, ma con il sudore e Roderick abbiamo cambiato le carte in tavola»
«Fantastico, sudato, sorprendente». Luigi Sergio soppesa gli aggettivi. Li calibra, non li spara, quasi come se scandendo quelle parole sentisse ancora sulla pelle le emozioni di un inizio di stagione da 7 vittorie nelle prime 9 giornate. Nessuno lo aveva previsto a Bergamo, ma adesso che la squadra è riuscita a superare di slancio i primi 2 passi falsi, si sta sedimentando nel gruppo la consapevolezza di non essere un fuoco di paglia. C’è un dato che descrive il salto di qualità rispetto all’anno scorso: nella stagione 2017/18 il settimo sigillo arrivò solo alla 26esima giornata. «Bisogna essere onesti, gli esperti non ci mettevano certo al secondo posto del girone Ovest — spiega il capitano 30enne senza mai celare l’orgoglio di essere la rivelazione del torneo —. Siamo riusciti a costruire una mentalità che hanno cambiato le carte in tavola».
Il giorno del raduno era ottimista?
«Pensavo solo a tirarmi su le maniche e a lavorare. Avevo ancora presente l’inizio traumatico della stagione 2017/18. Ho pensato subito che eravamo un po’ più forti, c’era maggior fiducia ma non pensavo di partire così».
Quando ha capito che la squadra poteva puntare in alto?
«Nella gara in casa con Roma siamo stati debordanti. Però nel derby è venuto subito fuori qualche limite. Lì eravamo nella terra di mezzo: ci sentivamo padroni del nostro destino ma non avevamo la consapevolezza di essere una big. La vittoria di Trapani ci ha regalato un’altra dimensione, abbiamo avuto una forza incredibile nel portare a casa la partita nonostante qualche errore. Sappiamo che se facciamo bene, possiamo farlo contro tutto e contro tutti».
Vi sentite una big adesso?
«No (sospira, ndr). Anzi, mi riserverei di rispondere solo a fine andata a questa domanda. Possiamo fare bene ovunque ma abbiamo dei limiti che ora riusciamo a nascondere molto bene. Se lo faremo per tutto il campionato, faremo un risultato importante».
Sembra il preludio alla classica frase «Ora pensiamo alla salvezza»…
«No, non lo dico. Certo, è il primo traguardo, sono quelli i fantasmi da scacciare raggiungendo quota 12 vittorie, ma spero che non ci discosteremo molto da questo incredibile ritmo. Sarei ipocrita se dicessi che una squadra che va a vincere a Scafati e a Trapani deve lottare per la salvezza. Ma non dico neanche che arriveremo sicuramente nelle prime 4».
Nelle ultime tre gare Roderick ha segnato 86 punti di cui 40 solo a Trapani ed è stato eletto mvp di novembre. Cosa significa giocare con un talento così?
«Terrence è uno che ama la competizione in modo incredibile: vuole sempre andare al limite e magari oltrepassarlo. È difficilissimo da affrontare se sei il suo avversario: io in allenamento non ho ancora capito come fermarlo».
Le viene in mente qualche aneddoto?
«A fine allenamento si fanno i tiri da metà campo e chi perde paga pegno. Una volta in uno di questi duelli Roderick ha perso con Zucca e ha cercato di rimettere in discussione le regole per avere la possibilità di ribaltare il risultato. Stava quasi facendo le capriole in campo per ribellarsi, voleva rilanciare un’altra sfida per spuntarla».
Anche Taylor ha avuto un grande impatto.
«Sì, è al suo primo anno in Italia e all’inizio ha avuto qualche difficoltà. Poi le ha superate anche grazie a Terrence che con la sua competitività lo ha spronato cercando di spostare sempre più in alto l’asticella».
Secondo lei questa squadra ha bisogno di un intervento sul mercato per puntare davvero in alto?
«Non cambierei nulla. Ci siamo conquistati questa posizione con il lavoro e va rispettato. All’inizio l’anno scorso uno dei problemi più gravi era l’abbondanza nelle rotazioni. Poi non sono io a prendere le decisioni».
Mercato «Non interverrei, ci siamo conquistati questo posto con il lavoro e va rispettato»