Impressionismo: lo spettacolo di Marco Goldin
È uomo di grandi numeri e grandi mostre, per le quali è amato da molti, odiato da alcuni, che le ribattezzano «mostre blockbuster». Invidia o altro? Poco importa, tanto sta che le esposizioni curate da Marco Goldin sono ai vertici delle classifiche, in Italia e nel mondo. Negli ultimi vent’anni hanno attirato oltre undici milioni di visitatori. Esempi? «L’impressionismo e l’età di Van Gogh», allestita dieci anni fa alla Casa dei Carraresi di Treviso, totalizzò 602 mila paganti. Un record, che sfiora il primato mondiale delle 758 mila persone accorse al Tokyo metropolitan art museum per ammirare la «Ragazza con l’orecchino di perla», che nel 2013 il curatore di Treviso portò a Bologna. Da ultimo, la mostra dedicata a Van Gogh, chiusa lo scorso aprile nella Basilica Palladiana di Vicenza con quasi mezzo milione di ingressi.
Goldin stasera alle 21 sarà sulle assi del Creberg per accompagnare gli spettatori in un viaggio ne «La grande storia dell’impressionismo»: racconto fatto di parole, musica e visual, con 60 metri quadrati di led wall, che «mi consentono di vivere immerso nella bellezza dell’arte — spiega il critico e curatore —. È un racconto storico che parte dal modo diverso di cogliere il paesaggio, prosegue con la canonica storia dell’impressionismo sino alla sua crisi, con la fine della pittura en plein air. Ma non è una sem-
L’ultimo lavoro La mostra dedicata a Van Gogh a Vicenza ha registrato mezzo milione di ingressi
lezione, bensì uno spettacolo fatto di poesia, con la seconda parte dedicata al superamento dell’impressionismo con Van Gogh e Gauguin». Alla loro amicizia è rivolto il romanzo «I colori delle stelle» edito da Solferino da poco più di dieci giorni e già alla seconda ristampa. In 280 pagine Goldin narra la vicenda artistica e umana di Van Gogh, da vent’anni al centro dei suoi interessi, da ultimo la mostra di Vincenza, che «mi ha dato diversi spunti narrativi. Un centinaio di pagine so- no dedicate alla loro vita insieme nella casa di Arles, il resto a quanto successo prima: sono quattro anni di racconto con l’uso delle lettere, non più vere, ma verosimili, le ho riscritte di sana pianta», dice il critico, di ritorno da Londra, dove nei giorni scorsi ha visitato la mostra su Mantegna e Bellini alla National Gallery. I primi di dicembre vi arriverà anche la «Resurrezione di Cristo» del pittore padovano, patrimonio riscoperto della Carrara, riunendosi alla Discesa di Cristo al limbo di collezioplice ne privata. La speranza è di vederli insieme anche nella pinacoteca cittadina.
«Idealmente questa ricongiunzione sarebbe bellissima e augurabile. Ma è complicato, dipendendo dalle disponibilità del collezionista», commenta Goldin, che con Matteo Moneta ha co-scritto il soggetto del docufilm su Gauguin, in uscita a marzo, mentre tra il 2019 e 2023 sarà alle prese con diversi progetti espositivi in varie città. Da uomo di grandi numeri gli si chiede quale mostra di richiamo consiglierebbe di organizzare alla Carrara. In risposta: «Non interferisco in casa d’altri. La Carrara, di cui mi piace molto il lirismo di Lotto, è uno scrigno di cose bellissime. Basta partire da lì, contaminando l’antico con il contemporaneo».
❞ Il racconto indaga la nascita del movimento fino alla crisi, con la fine della pittura en plein air Marco Goldin