Tangenti argentine Rocca indagato Tenaris: fiducia in lui
Crolla il titolo (-7%). Il timore dei sindacati
Il presidente e amministratore delegato di Tenaris Paolo Rocca è indagato in Argentina per corruzione. Il giudice ha disposto a suo carico un sequestro di 100 milioni di dollari, mentre è un giallo che non trova ancora conferme il divieto di lasciare il Paese sudamericano. Gli inquirenti argentini ipotizzano un giro di tangenti tra il 2008 e il 2009 che dal gruppo Techint dei Rocca sarebbero finite a funzionari e dirigenti del governo argentino. Sotto la lente ci sono gli appalti per opere pubbliche ottenuti da Techint ma anche un presunto intrigo venezuelano: nel 2008 il presidente Hugo Chávez aveva espropriato la Sidor e doveva liquidare 2 miliardi di dollari al gruppo Techint. Un frangente in cui fu proprio l’Argentina della presidente Cristina Kirchner a trattare con il Venezuela. Tenaris ha espresso ieri massima fiducia nel presidente Rocca. Il titolo è crollato a Piazza Affari del 7%, dopo aver perso l’11% a Wall Street.
Un’inchiesta a Buenos Aires può far preoccupare migliaia di operai a Dalmine, Costa Volpino e in almeno quindici Paesi nel resto del mondo. È successo ieri, quando dall’Argentina è emersa la notizia che nel registro degli indagati del giudice Claudio Bonadio c’è anche il nome di Paolo Rocca, presidente e amministratore delegato di Tenaris, il colosso siderurgico che include la Dalmine, 2.200 dipendenti in Italia, 22 mila nel mondo. L’ipotesi di reato non è lieve e risulta connessa anche a recenti evoluzioni politiche del Sudamerica: Rocca — secondo l’ipotesi del giudice istruttore — avrebbe fatto parte di una «associazione illecita per il pagamento di tangenti», quindi finalizzata alla corruzione, che includerebbe anche l’ex presidente dell’Argentina, Cristina Fernandez Kirchner. Una serie di imprese e società sudamericane, incluso il gruppo Techint dei Rocca, avrebbe corrotto funzionari, dirigenti ed esponenti di governo durante l’era Kirchner (2007-2015), per ottenere appalti per forniture e opere pubbliche. Ma, si apprende da fonti Tenaris, in circa 10 anni meno dell’1% delle opere pubbliche argentine sarebbero state assegnate a Techint.
Ci sono però altre ipotesi che il giudice vuole valutare. Nel 2008, ad esempio, il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha nazionalizzato la siderurgica Sidor, controllata direttamente da Techint. Nel continente l’unico Paese che aveva mantenuto rapporti quantomeno di dialogo con Chavez era l’Argentina, già allora guidata da Cristina Kirchner. Nei mesi successivi fu proprio il governo argentino a confrontarsi con Chavez per velocizzare le pratiche della nazionalizzazione della Sidor, con relativa liquidazione di quasi due miliardi di dollari al gruppo dei Rocca. E proprio per tangenti «con cadenza mensile» versate in quel periodo, un manager di Techint risulterebbe indagato. Di sicuro lo scenario era molto complesso, con difficoltà non indifferenti anche per mettere «in salvo», facendoli uscire dal Venezuela, centinaia di dipendenti.
Ieri solo un giornale locale argentino, Perfil, ha riportato una dichiarazione di Paolo Rocca: «Non sono stato coinvolto nei pagamenti, non li ho autorizzati e non ne ero a conoscenza». A carico del notissimo imprenditore, con una storia di famiglia gloriosa iniziata proprio a Dalmine con il nonno Agostino Rocca, e un patrimonio stimato da Bloomberg di otto miliardi di dollari, è scattato un sequestro preventivo da 100 milioni di dollari. Mentre resta un giallo sulla misura che gli vieterebbe, al momento, di lasciare l’Argentina: smentita da Tenaris è stata poi rilanciata, ancora da Bloomberg.
Non mancano le prime ripercussioni sui mercati: Tenaris ha perso l’11% a Wall Street, il peggior calo registrato dal 2011, e il 7% a Piazza Affari. Numeri che sono una diretta conseguenza dell’inchiesta. Proprio Tenaris fa quadrato attorno al suo presidente. Il cda chiede a Paolo Rocca di «continuare a difendersi, con il nostro pieno supporto», esprimendogli la massima fiducia.
«C’è naturale preoccupazione per le notizie che arrivano dall’Argentina — ha commentato il segretario generale della Fim Cisl di Bergamo Luca Nieri —. Tra gli addetti della Tenaris Dalmine l’attesa di nuove notizie e la curiosità per quanto possa accadere è palpabile, alla stessa stregua dell’attenzione che ai lanci di agenzia ha prestato la Borsa. Bisogna aspettare che la situazione si evolva, per capire meglio di cosa si tratta. La preoccupazione, nostra come quella dei lavoratori degli stabilimenti di Dalmine e Costa Volpino, è alta. Purtroppo, in un’economia che agisce e si struttura velocemente anche su livelli virtuali, le notizie incidono e si riversano non solo sulla finanza ma anche sull’economia reale. Bisogna prestare attenzione e arrivare quanto prima alla conoscenza della verità, per il bene di tutti quanti».