Corriere della Sera (Bergamo)

Debiti dei condannati ogni anno tremila nuovi fascicoli L’alert dai passaporti

Dei 9,5 milioni di crediti del tribunale 5 sono recenti Negato il documento per l’espatrio a chi non paga

- Giuliana Ubbiali gubbiali@corriere.it

Al primo piano del tribunale, in un corridoio secondario poco frequentat­o dalle file degli avvocati, c’è una stanza zeppa di fascicoli. «Ufficio riscossion­e crediti», lo indica una scritta corredata di freccia nel corridoio principale. Faldoni blu e rossi custodisco­no nomi, cognomi e cifre. I debiti dei condannati in via definitiva che vanno riscossi, o che sono stati riscossi (non è facile saperlo per l’ufficio). Sono le pene pecuniarie, l’altra metà di quelle detentive da eseguire perché la giustizia si possa dire compiuta.

Un giorno, di recente, una delle dipendenti che ci lavora (sono due persone e mezza) si è armata di pazienza e si è messa a spulciare cartella per cartella. Per ora, dal 2007 al 2010, per verificare i conti pagati e quelli rimasti in sospeso. Nel sistema informatic­o che gestisce i crediti della giustizia non bastano un clic o una tabella excel per tirare le somme. Ora, l’iter è anche più complicato.

Fino al 2011, l’ufficio riscuoteva direttamen­te inviando i moduli F23. Se il condannato non pagava, entrava in campo Equitalia. Ora, Equitalia Giustizia gestisce il credito e l’Agenzia delle Entrate va a bussare alle porte dei debitori. Il tribunale, a cui è rimasta tutta la parte della documentaz­ione, perde così i conti. A meno che, appunto, non si metta a spulciare scheda per scheda (informatic­a). Cosa che l’ufficio ha fatto. La situazione a grandi linee si può riassumere così: con il vecchio sistema, un 30% dei condannati aveva pagato subito, un altro 10% dei crediti è stato recuperato attraverso Equitalia e dai più recenti controlli dei faldoni è emerso che un altro 10% è stato incassato successiva­mente. Facendo i conti, viene pagato al massimo il 50%.

Il recupero è complicato. C’è chi sparisce già in fase di processo e chi ha un indirizzo ma non ha nulla per pagare (il debito viene convertito in libertà controllat­a).

Intanto, a fronte di alcuni pagamenti, altri se ne accumulano con il rischio che si prescrivan­o (dai 5 ai 10 anni). L’ufficio riscossion­e crediti prepara in media 3.000/4.000 nuovi fascicoli all’anno.

Ma era più efficace il vecchio sistema o lo è quello nuovo? Sul recupero delle pene pecuniarie la situazione è sempre critica. Dal 2012, per il tribunale di Bergamo, sono stati iscritti a ruolo nuovi crediti per 5,2 milioni, ma Equitalia Giustizia ha anche ereditato crediti dal 2003 (quindi con il vecchio sistema) per 4,3 milioni. In tutto fanno quei 9,5 milioni di cui il tribunale ha perso il controllo. Non sa quanto sia stato incassato. Eppure, è nell’ufficio in penombra al primo piano che, è capitato, si presentano gli avvocati per chiedere spiegazion­i del tipo: «Al mio assistito è stata indultata la pena, perché risulta ancora che deve pagare?». Tra Bergamo e Roma ormai sono tre ore di treno veloce. Basterebbe un clic, per aggiornare i dati. Ma questo sistema informatic­o non è così immediato. Nel buio degli aggiorname­nti, a volte ci pensa l’ufficio passaporti della questura a scovare i debitori. È automatico: a chi ha in sospeso il pagamento di una pena pecuniaria, il documento per espatriare non viene rilasciato nè rinnovato.

I due sistemi Fino al 2011 riscuoteva direttamen­te il tribunale, ora invece Equitalia Giustizia

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Due persone e mezza Lavorano nell’ufficio riscossion­e crediti del tribunale di Bergamo

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