Idee taglia-costi Il Comune paga il bonus
Qualcuno ha proposto di vendere vecchi oggetti ancora di valore che da anni erano abbandonati in un magazzino. Qualcun altro ha invece proposto di sostituire i vecchi buoni pasto cartacei con quelli elettronici. Cambiamenti a volte minimi, ma con conseguenze rilevanti. Tanti piccoli cambiamenti hanno permesso al Comune di Bergamo di risparmiare, in due anni, 412 mila euro: 174 mila nel 2016 e 238 mila l’anno successivo. E sono tutti cambiamenti proposti dai dipendenti di Palazzo Frizzoni.
C’è chi ha proposto di sostituire i vecchi buoni pasto cartacei con quelli elettronici e chi ha pensato di vendere oggetti che, da anni, erano abbandonati in un magazzino. In alcuni casi i cambiamenti sono stati minimi, a volte perfino banali. Ma tutti hanno avuto conseguenze rilevanti. Tanti piccoli cambiamenti hanno permesso al Comune di Bergamo di risparmiare, in due anni, 412 mila euro: 174 mila nel 2016 e 238 mila l’anno successivo. Poi c’è il risparmio del 2018: la cifra potrebbe essere più alta rispetto al 2017, ma il conteggio non è ancora finito. E sono tutti cambiamenti partiti «dal basso», dai dipendenti di Palazzo Frizzoni. A ciascuno di loro è stato chiesto di proporre idee per migliorare l’efficienza del Comune e produrre risparmio. «Nessuna innovazione — dice il sindaco Giorgio Gori — sarà mai così efficace come quella che nasce da chi ogni giorno vive quel determinato servizio e sente come propria la motivazione per metterla in pratica». Ieri il Comune ha organizzato un evento per spiegare ad altre amministrazioni (di tutta Italia) il «modello Bergamo», che prevede di motivare i dipendenti con un’idea semplice e capace di far risparmiare il Comune. E una parte dei soldi non spesi vanno ai dipendenti di Palazzo Frizzoni, a chi ha avuto l’idea, a chi ha lavorato al progetto e, in minima parte, anche a tutti gli altri. «Il premio ai dipendenti — spiega il direttore generale Michele Bertola — è stato pari al 50% del vantaggio nel primo anno, al 30% il secondo e al 10% il terzo anno. La restante parte va nel bilancio del Comune». Il primo anno, come incentivo per i dipendenti, sono state premiate tutte le idee giudicate migliori. «Li spingiamo a essere creativi — dice Gori —. Non importa il ruolo che hanno, tutti devono essere coinvolti».
Le idee
Una delle idee «partite dal basso» riguarda la Cec, la Commissione elettorale circondariale. «A ogni tornata elettorale — spiega Monica Pezzella, responsabile dell’Anagrafe — la Commissione di Bergamo, a cui fanno capo 110 Comuni, doveva vidimare ogni lista elettorale con 14 timbri, mettendo in totale 19.260 timbri, oltre a 7.490 valori da trascrivere a mano e con un margine d’errore molto alto». Così la dipendente Angela Marina Recaldini, insieme a tutto il personale della Cec, ha proposto di tradurre in modo informatico le informazioni elaborate dalla Commissione. È stato creato un database con i dati elettorali dei 110 Comuni e ora il timbro viene apposto in via digitale, «trascinando» le informazioni dal database. «Prima servivano 1.139 ore di lavoro per timbrare tutte le liste, ora — dice Monica Pezzella — ne bastano 108. E si risparmiano 18 mila euro».
Un’altra idea è venuta a Lucia Ruffinoni che lavora nelle Risorse umane del Comune. «Prima usavamo i buoni pasto cartacei. Ogni anno — dice — tenevamo un milione di euro in ticket nella cassaforte del Comune». Rischioso oltre che poco conveniente per Palazzo Frizzoni. «Ci abbiamo lavorato per due anni — dice Lucia Ruffinoni — e siamo riusciti a passare ai buoni elettronici, che non sono più assoggettati ai contributi previdenziali». Il beneficio, oltre alla comodità di avere in tasca una card al posto dei buoni cartacei, è pari a 100 mila euro di risparmio all’anno per il Comune. «C’è un beneficio anche per i negozianti — dice la stessa impiegata —: con il buono cartaceo venivano rimborsati ogni sei mesi, con quello elettronico il rimborso arriva invece a fine mese».
Un’altra idea è venuta ai dipendenti del Servizio cimiteriale. «Nel magazzino del cimitero — spiega Manuela Armati, responsabile della Pianificazione strategica di Palazzo Frizzoni — c’erano tantissimi ornamenti in bronzo (soprattutto statue, ndr) che non servivano più a nessuno, erano accatastati da anni. Alcune persone che lavorano nel magazzino hanno avuto l’idea di catalogare tutti gli oggetti e metterli all’asta». Sono così entrati nelle casse comunali 14 mila euro.
C’è anche il progetto «Tempo comune» proposto ancora da Angela Marina Recaldini, che prende l’idea dalla banca del tempo. «La soluzione — spiega l’ideatrice — consiste nella condivisione di tempo lavorativo individuale dedicato a un obiettivo del Comune. Una partecipazione massima di 863 unità di personale, che metta a disposizione quattro ore mensili delle proprie 36 ore settimanali per un totale di 48 ore annue, produce un beneficio equivalente a 26 unità di personale in più all’anno». In questo caso il beneficio è un incremento delle attività svolte dal personale interno e, di conseguenza, la diminuzione dei costi legati al coinvolgimento di personale esterno».
Un’altra idea, sempre «dal basso», ha portato i dipendenti del Comune a incrociare i dati sulla Tari dell’ufficio Tributi con quelli del Commercio e del Protocollo. «È emerso che alcuni utenti non avevano aggiornato, per esempio, la superficie dei loro locali — spiega Marco Mirandoli —. Quest’operazione ha portato, solo nel 2016, al versamento di 30 mila euro nelle casse del Comune». Un’idea simile è quella di Stefano Chiesa, che ha proposto di sovrapporre il database dell’anagrafe a quello dell’elenco dei certificati di avvenuta manutenzione delle caldaie: è così emerso che molti risultavano inadempienti.
Il risparmio Nel 2016 è stato pari a 174 mila euro, l’anno scorso a 238 mila euro
I prossimi passi
«Per il triennio 2019-21 — dice Bertola — potremmo continuare con queste idee dal basso, coinvolgendo anche i Comuni vicini al nostro. Finora ci siamo “guardati dentro” in tutte le nostre componenti, ora potremmo “guardarci fuori”, per mettere insieme le sinergie».