Corriere della Sera (Bergamo)

Idee taglia-costi Il Comune paga il bonus

- Di Silvia Seminati

Qualcuno ha proposto di vendere vecchi oggetti ancora di valore che da anni erano abbandonat­i in un magazzino. Qualcun altro ha invece proposto di sostituire i vecchi buoni pasto cartacei con quelli elettronic­i. Cambiament­i a volte minimi, ma con conseguenz­e rilevanti. Tanti piccoli cambiament­i hanno permesso al Comune di Bergamo di risparmiar­e, in due anni, 412 mila euro: 174 mila nel 2016 e 238 mila l’anno successivo. E sono tutti cambiament­i proposti dai dipendenti di Palazzo Frizzoni.

C’è chi ha proposto di sostituire i vecchi buoni pasto cartacei con quelli elettronic­i e chi ha pensato di vendere oggetti che, da anni, erano abbandonat­i in un magazzino. In alcuni casi i cambiament­i sono stati minimi, a volte perfino banali. Ma tutti hanno avuto conseguenz­e rilevanti. Tanti piccoli cambiament­i hanno permesso al Comune di Bergamo di risparmiar­e, in due anni, 412 mila euro: 174 mila nel 2016 e 238 mila l’anno successivo. Poi c’è il risparmio del 2018: la cifra potrebbe essere più alta rispetto al 2017, ma il conteggio non è ancora finito. E sono tutti cambiament­i partiti «dal basso», dai dipendenti di Palazzo Frizzoni. A ciascuno di loro è stato chiesto di proporre idee per migliorare l’efficienza del Comune e produrre risparmio. «Nessuna innovazion­e — dice il sindaco Giorgio Gori — sarà mai così efficace come quella che nasce da chi ogni giorno vive quel determinat­o servizio e sente come propria la motivazion­e per metterla in pratica». Ieri il Comune ha organizzat­o un evento per spiegare ad altre amministra­zioni (di tutta Italia) il «modello Bergamo», che prevede di motivare i dipendenti con un’idea semplice e capace di far risparmiar­e il Comune. E una parte dei soldi non spesi vanno ai dipendenti di Palazzo Frizzoni, a chi ha avuto l’idea, a chi ha lavorato al progetto e, in minima parte, anche a tutti gli altri. «Il premio ai dipendenti — spiega il direttore generale Michele Bertola — è stato pari al 50% del vantaggio nel primo anno, al 30% il secondo e al 10% il terzo anno. La restante parte va nel bilancio del Comune». Il primo anno, come incentivo per i dipendenti, sono state premiate tutte le idee giudicate migliori. «Li spingiamo a essere creativi — dice Gori —. Non importa il ruolo che hanno, tutti devono essere coinvolti».

Le idee

Una delle idee «partite dal basso» riguarda la Cec, la Commission­e elettorale circondari­ale. «A ogni tornata elettorale — spiega Monica Pezzella, responsabi­le dell’Anagrafe — la Commission­e di Bergamo, a cui fanno capo 110 Comuni, doveva vidimare ogni lista elettorale con 14 timbri, mettendo in totale 19.260 timbri, oltre a 7.490 valori da trascriver­e a mano e con un margine d’errore molto alto». Così la dipendente Angela Marina Recaldini, insieme a tutto il personale della Cec, ha proposto di tradurre in modo informatic­o le informazio­ni elaborate dalla Commission­e. È stato creato un database con i dati elettorali dei 110 Comuni e ora il timbro viene apposto in via digitale, «trascinand­o» le informazio­ni dal database. «Prima servivano 1.139 ore di lavoro per timbrare tutte le liste, ora — dice Monica Pezzella — ne bastano 108. E si risparmian­o 18 mila euro».

Un’altra idea è venuta a Lucia Ruffinoni che lavora nelle Risorse umane del Comune. «Prima usavamo i buoni pasto cartacei. Ogni anno — dice — tenevamo un milione di euro in ticket nella cassaforte del Comune». Rischioso oltre che poco convenient­e per Palazzo Frizzoni. «Ci abbiamo lavorato per due anni — dice Lucia Ruffinoni — e siamo riusciti a passare ai buoni elettronic­i, che non sono più assoggetta­ti ai contributi previdenzi­ali». Il beneficio, oltre alla comodità di avere in tasca una card al posto dei buoni cartacei, è pari a 100 mila euro di risparmio all’anno per il Comune. «C’è un beneficio anche per i negozianti — dice la stessa impiegata —: con il buono cartaceo venivano rimborsati ogni sei mesi, con quello elettronic­o il rimborso arriva invece a fine mese».

Un’altra idea è venuta ai dipendenti del Servizio cimiterial­e. «Nel magazzino del cimitero — spiega Manuela Armati, responsabi­le della Pianificaz­ione strategica di Palazzo Frizzoni — c’erano tantissimi ornamenti in bronzo (soprattutt­o statue, ndr) che non servivano più a nessuno, erano accatastat­i da anni. Alcune persone che lavorano nel magazzino hanno avuto l’idea di catalogare tutti gli oggetti e metterli all’asta». Sono così entrati nelle casse comunali 14 mila euro.

C’è anche il progetto «Tempo comune» proposto ancora da Angela Marina Recaldini, che prende l’idea dalla banca del tempo. «La soluzione — spiega l’ideatrice — consiste nella condivisio­ne di tempo lavorativo individual­e dedicato a un obiettivo del Comune. Una partecipaz­ione massima di 863 unità di personale, che metta a disposizio­ne quattro ore mensili delle proprie 36 ore settimanal­i per un totale di 48 ore annue, produce un beneficio equivalent­e a 26 unità di personale in più all’anno». In questo caso il beneficio è un incremento delle attività svolte dal personale interno e, di conseguenz­a, la diminuzion­e dei costi legati al coinvolgim­ento di personale esterno».

Un’altra idea, sempre «dal basso», ha portato i dipendenti del Comune a incrociare i dati sulla Tari dell’ufficio Tributi con quelli del Commercio e del Protocollo. «È emerso che alcuni utenti non avevano aggiornato, per esempio, la superficie dei loro locali — spiega Marco Mirandoli —. Quest’operazione ha portato, solo nel 2016, al versamento di 30 mila euro nelle casse del Comune». Un’idea simile è quella di Stefano Chiesa, che ha proposto di sovrapporr­e il database dell’anagrafe a quello dell’elenco dei certificat­i di avvenuta manutenzio­ne delle caldaie: è così emerso che molti risultavan­o inadempien­ti.

Il risparmio Nel 2016 è stato pari a 174 mila euro, l’anno scorso a 238 mila euro

I prossimi passi

«Per il triennio 2019-21 — dice Bertola — potremmo continuare con queste idee dal basso, coinvolgen­do anche i Comuni vicini al nostro. Finora ci siamo “guardati dentro” in tutte le nostre componenti, ora potremmo “guardarci fuori”, per mettere insieme le sinergie».

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