Ubi, quelle cimici (inutilizzabili) negli uffici dei vertici
Il collegio respinge le eccezioni delle difese, ma dà ragione sulla nullità delle intercettazioni ambientali negli uffici dei vertici
Le intercettazioni telefoniche entrano nel processo Ubi. Non quelle ambientali, con cimici installate dalla Guardia di finanza negli uffici di Andrea Moltrasio, Victor Massiah, Giovanni Bazoli e Italo Lucchini. Per il tribunale sono uffici privati, equiparabili a un’abitazione: le conversazioni registrate sono ammissibili solo quando viene consumato un reato e non è questo il caso. Sulle telefonate il collegio ha ritenuto adeguatamente motivati i decreti disposti dal gip durante le indagini, respingendo le eccezioni sollevate dalle difese anche rispetto alla questione delle conversazioni acquisite dal nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza di Milano.
I telefoni entrano in aula, gli uffici privati no. Nel suo lento incanalarsi verso la fase istruttoria, il processo Ubi ieri mattina ha visto il collegio presieduto dal giudice Antonella Bertoja esprimersi su alcune eccezioni sollevate dalle difese. Quella del presidente del Consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio, con gli avvocati Andrea Pezzotta e Mauro Angarano, aveva chiesto la nullità di tutte le intercettazioni telefoniche effettuate durante l’attività di indagine perché risultavano acquisite negli uffici del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza di Milano e non in Procura a Bergamo, come vuole la legge. Nella scorsa udienza il sostituto procuratore Fabio Pelosi aveva chiarito che le registrazioni delle telefonate sono avvenute, non senza difficoltà di natura tecnica, per mezzo di impianti installati in piazza Dante. A Milano, via remoto, è stata condotta l’attività di ascolto delle conversazioni da parte dei finanzieri. Il tribunale ha evidenziato che il codice consente la remotizzazione della prova, dunque, per i giudici, il problema non sussiste.
Sempre sui colloqui telefonici il tribunale è netto nel respingere la richiesta di nullità dei difensori di Moltrasio rispetto a un altro punto, la validità dei decreti con i quali, in fase di indagine, il gip aveva autorizzato la Procura a eseguire l’attività di intercettazione, il 20 febbraio e il 6 marzo 2014, e i successivi decreti di proroga. I legali sollevavano l’assenza di gravi indizi di colpevolezza tali da giustificare le intercettazioni. Il collegio ribalta la prospettiva e osserva come l’attività investigativa serva proprio ad accertare la sussistenza dei gravi indizi. Va considerata, inoltre, la tipologia del reato. Per i trenta indagati (il trentunesimo è la banca), l’accusa è di ostacolo alle funzioni di vigilanza e illecita influenza. La Procura ipotizza l’esistenza di patti sotto banco, di rapporti tra i vertici per gestire il controllo della banca, difficilmente verificabili se non con l’ascolto di conversazioni riservate. L’attività di intercettazione, per il collegio, è dunque «indispensabile» in un’indagine come questa e le motivazioni con le quali il gip le dispone il 20 febbraio sono «precise e complete», così come sono «complete e sufficienti» per il decreto del 6 marzo successivo.
Nella prossima udienza di martedì, ore 9.30, sarà conferito l’incarico per la trascrizione delle conversazioni. Un lavoro che probabilmente si spingerà fino a ridosso del mese di marzo. Per non perdere tempo, in un processo già complesso nei prodromi e con la prescrizione che scatterà fra un paio d’anni, il pm, su richiesta del collegio, ha indicato tre testimoni da ascol- tare dopo la pausa natalizia: la loro audizione potrà avvenire anche prima che sia conclusa la trascrizione dei documenti.
Quanto alle intercettazioni ambientali negli uffici personali di quattro indagati passano le eccezioni sollevate dalle difese. Le cimici erano state accese nelle stanze di Moltrasio, del consigliere delegato di Ubi Victor Massiah, del consigliere di Sorveglianza Italo Lucchini e del presidente emerito di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli. Per gli inquirenti quelli erano semprivilegiati plici luoghi di lavoro. Per il tribunale, invece, sono da considerare a tutti gli effetti luoghi di privata dimora, per i quali la legge ammette le intercettazioni ambientali solo nel caso in cui si stia consumando il reato. In un’inchiesta per corruzione, ad esempio, quando avviene il passaggio della tangente. Nelle indagini su Ubi le «ambientali» catturano altro, i giudici concordano con le difese nel dichiararne la nullità.
Infine, le deposizioni dei testimoni dell’accusa deceduti nel corso delle indagini. Per le difese non sono utilizzabili, per il collegio potranno essere ammesse dal momento che la morte rappresenta l’evento imprevedibile per eccellenza.
Il nodo Le telefonate sono state registrate in Procura e ascoltate in remoto dalla Finanza