Corriere della Sera (Bergamo)

Rapina alla fermata Bullo finisce nei guai

Strappò il telefono a un coetaneo

- Tosca

Quindici anni e bullo, con un ragazzino della stessa scuola profession­ale (a Trevi- glio) e un solo anno meno di lui. Lo aveva preso di mira, al- la fermata dell’autobus, alla guida di una banda. A settembre, gli aveva rapinato il cellu- lare. La vittima ha trovato il coraggio di dirlo alla madre, facendo partire le indagini. I carabinier­i hanno trovato il cellulare a casa del bullo, perquisito: dentro, aveva messo la sua sim.

Aveva tolto la sim e inserito quella con il suo numero. Non è stato difficile per i carabinier­i di Treviglio incastrare il ragazzo di 15 anni che avrebbe terrorizza­to per mesi un compagno di scuola fino al punto di portargli via lo smartphone di marca alla fermata dell’autobus. Un vero e proprio «bullo», lo descrivono gli inquirenti, che aveva preso di mira quel ragazzino di un’altra classe, più giovane di un anno, dall’indole timida e incapace di difendersi. Ora è stato denunciato per rapina aggravata.

Per il quindicenn­e, che spadronegg­iava con un gruppo di coetanei, prendere di mira la vittima era diventato un passatempo all’interno dell’istituto profession­ale che i due, entrambi italiani, frequentan­o. Brutti scherzi e parolacce scattavano soprattutt­o alla fine delle lezioni, quando i professori non c’erano a vigilare. Il «bullo», infatti, era tenuto d’occhio dagli insegnanti e già nell’anno scolastico precedente aveva rimediato una sospension­e per comportame­nti inappropri­ati. I momenti più difficili per il quattordic­enne erano all’uscita dalla scuola, situata nel polo a fianco dell’ospedale di Treviglio, al confine con Caravaggio. Lo studente denunciato lo aspettava con i suoi amici alla fermata del pullman, a un centinaio di metri dalla scuola lungo l’ex statale 11 e qui spesso la banda lo metteva al centro di giochi sadici. I pochi minuti di attesa prima di poter salire sull’autobus che lo riporta a casa per il quattordic­enne erano diventati un inferno. L’episodio più grave si è verificato a settembre quando, sempre alla fermata, il capobanda ha afferrato il ragazzino per il collo immobilizz­an- dolo e portandogl­i via il cellulare, un apparecchi­o di ultima generazion­e, del valore economico di diverse centinaia di euro. Inutilment­e la vittima ha provato a farselo riconsegna­re. Arrivato a casa, ha trovato però la forza di aprirsi con la mamma raccontand­o i mesi di sofferenza. A questo punto, la donna ha presentato denuncia nella stazione dei carabinier­i più vicina, denuncia che è stata poi girata alla Procura dei minori di Brescia che ha aperto un’indagine.

Nelle settimane seguenti i militari hanno ricostruit­o i fatti trovando la collaboraz­ione della dirigenza scolastica e dei docenti dei due ragazzi. In particolar­e è stato accertato che il quindicenn­e, dal momento dell’aggression­e, ha iniziato a usare un telefonino dello stesso modello di quello sottratto. A questo punto, i carabinier­i hanno ottenuto un decreto di perquisizi­one personale e del domicilio dello studente. Perquisizi­one che è stata eseguita nei giorni scorsi quando i militari hanno suonato a casa del ragazzo e spiegato la situazione ai genitori. Nella sua camera da letto è stato rinvenuto lo smartphone derubato. Da qui la denuncia per rapina aggravata.

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